Hong Kong, Taiwan e Xinjiang: duro attacco della Germania a Pechino

Il ministro degli Esteri tedesco ha chiesto al suo omologo cinese il ritiro della legge sulla sicurezza per l’ex colonia britannica. Maas: Basta con le minacce della Cina ai leader europei; permettere l’accesso degli osservatori internazionali nello Xinjiang. Wang Yi sulla difensiva.


Berlino (AsiaNews/Agenzie) – La Cina deve ritirare la legge sulla sicurezza per Hong Kong e smettere di minacciare i leader europei. È un attacco a tutto campo contro Pechino quello del ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas, sferrato ieri durante la conferenza stampa congiunta con il suo omologo cinese Wang Yi.

Si conclude così nel peggiore dei modi il tour europeo dell’inviato cinese, pensato per riallacciare i rapporti tra il suo Paese e il Vecchio Continente nel pieno del conflitto geopolitico tra il gigante asiatico e Washington. La Germania è stata l’ultima tappa: in precedenza Wang aveva visitato l’Italia, i Paesi Bassi, la Norvegia e la Francia. A parte il Paese scandinavo, tutti gli altri hanno espresso critiche alla Cina: il governo olandese in modo duro come Berlino; quello italiano in forma molto più debole.

Su Hong Kong, Maas ha respinto le rassicurazioni di Wang sul fatto che la nuova normativa sulla sicurezza non minaccerebbe le tradizionali libertà dei cittadini. L’alto diplomatico tedesco ha chiesto che il principio “un Paese, due sistemi”, alla base della speciale autonomia dell’ex colonia britannica, sia applicato nel modo più pieno possibile, e che si svolgano al più presto e senza impedimenti le elezioni per il rinnovo del Legco (il Parlamento della città), rinviate con il pretesto dell’emergenza coronavirus.

Maas ha poi condannato con forza le “minacce” di Wang al presidente del Senato ceco Miloš Vystrčil, in visita in questi giorni a Taiwan. Il 31 agosto, al termine di un incontro a Parigi con la sua controparte francese, il rappresentante cinese aveva detto che il politico ceco avrebbe “pagato caro” il suo viaggio nell’isola, visto da Pechino come una violazione del principio “dell’unica Cina”. Le parole di Wang contro Vystrčil hanno fatto infuriare Berlino, che ha invitato i leader europei e la Ue a sostenere la Repubblica Ceca.

Di fronte agli attacchi di Maas, che comprendevano  la richiesta di permettere agli osservatori internazionali di entrare nello Xinjiang, dove le autorità cinesi sono accusate di imprigionare centinaia di migliaia di uiguri in campi di internamento, l’inviato cinese è rimasto sulla difensiva. Egli ha ripetuto che il nuovo provvedimento sulla sicurezza serve a “frenare” i movimenti indipendentisti a Hong Kong, e che il presidente del Senato ceco ha “oltrepassato una linea rossa”, riconoscendo nei fatti Taiwan come uno Stato indipendente (per Pechino è una provincia “ribelle”). Posizioni che rischiano di esacerbare i contrasti tra Europa e Cina, mettendo a rischio la firma entro fine anno di un grande accordo sugli investimenti tra le due parti.