I dati sulla crescita economica cinese non sono completi

L'elevata stima ufficiale del Pil non considera i costi di fattori quali l'inquinamento ambientale e la mancanza di servizi sociali come l'assistenza sanitaria.


Pechino (AsiaNews/Scmp) – Gli alti dati della crescita economica cinese vanno riconsiderati, in quanto vanno tenuti presenti fattori come l'inquinamento ambientale, lo spreco di risorse, ma anche i costi sociali come la sanità pubblica. Solo così, dicono gli esperti, si avrà un dato più attendibile.

L'Ufficio nazionale di statistica (Uns) ha rivisto la crescita economica della Cina per il 2004, stimata pari al 10,1% rispetto al precedente 9,5%. Questi i dati diffusi il 9 gennaio, dopo i risultati del censimento economico resi noti un mese fa, dai quali il Prodotto interno lordo (Pil) per il 204 è risultato pari a 15,99 trilioni di yuan, maggiore della precedente stima di 13,69 trilioni. Con questo incremento, causato dalla miglior valutazione del settore terziario prima sottostimato, la Cina è risultata la 6° maggiore economia al mondo, superando l'Italia. L'Uns ha anche riconsiderato i dati per il periodo 1993 – 2003, con una crescita media del 10% invece  dello stimato 9,5%.

La revisione, comunque, non ha grandi conseguenze – dice Ha Jiming, capo economico del China International Capital – per la politica macroeconomica del governo, poiché conferma la nota crescita economica. Dato che la crescita è maggiore, "sono più necessarie – prosegue – misure per contenerla".

Ma altre voci criticano questi dati, ritenuti errati per eccesso. Una valutazione reale – avverte il prof. Li Yining, economista dell'università di Pechino – deve considerare anche i costi naturali e sociali dello sviluppo.

La Cina ha subito in questi anni un gravissimo deterioramento ambientale e sono frequenti gli incidenti sul lavoro. Il governo tenta di introdurre un indice "verde" del Pil, che consideri e deduca i costi relativi all'inquinamento ambientale, allo spreco di risorse e ai costi sociali come la salute e la sicurezza pubblica.

"E' necessario – prosegue Li – estendere gli elementi considerati nel Pil 'verde' e comprenderci le perdite economiche per gli incidenti sul lavoro, la sicurezza alimentare, i servizi sanitari, le opere di costruzione e i trasporti, come pure i costi relativi".