Chiesa indiana: contro l'aborto, medici più responsabili
di Nirmala Carvalho

Il Segretario generale della conferenza episcopale commenta lo "scioccante" studio di Lancet sugli aborti selettivi e sottolinea l'urgenza di "un sistema etico" per la professione medica.


Mumbai (AsiaNews) – "Non importa se i feti abortiti siano femminili o maschili, in entrambi i casi si tratta di omicidi e vanno condannati allo stesso modo". Mons. Percival Fernandez, segretario generale della Conferenza episcopale indiana (Cbci), è "scioccato" dai dati dello studio pubblicato su Lancet, che denuncia per gli ultimi 20 anni la mancata nascita di 10 milioni di bambine indiane. Tra i motivi principali, la pratica dell'aborto selettivo, vietato per legge, ma praticato in numerosi ospedali e cliniche del Paese. 

In un'intervista ad AsiaNews il presule, anche ex direttore del St. John's Medical College di Bangalore, ribadisce il bisogno di "un sistema etico" nella professione medica. Mons. Fernandez sostiene la necessità dell'obbligo, per gli studenti di medicina, di fare tirocinio nelle zone rurali in modo da avere "una conoscenza di prima mano della piaga dei milioni di villaggi brulicanti di povera gente".

Il presule è "seriamente preoccupato" della portata del problema legato agli aborti in India: "Esso è il riflesso della decadenza morale della nostra società, le coscienze della gente sono appannate". "Abortire un maschio o una femmina - continua - è un delitto in entrambi i casi: è un crimine contro la vita umana e contro l'opera del Creatore".

"Bisogna - aggiunge p. Joseph Babu, portavoce della Cbci - studiare urgenti misure per mettere fine a questa silenziosa danza di morte sui feti". "La vita è un dono di Dio da nutrire e non distruggere – sottolinea – è dovere dell'individuo e di uno Stato sostenere il diritto delle donne non solo a nascere ma ad essere parte del mondo in cui vivono".

In conclusione il p. Babu avverte delle "serie ripercussioni sociali causate dalla mancata parità sessuale in India, ormai arrivata a un livello insostenibile".