Per i turchi, la liberazione di Ali Agca è "il giorno della vergogna"
di Mavi Zambak
Per molti cittadini egli è "un vecchio lupo travestito da agnello", simbolo di uno dei periodi più violenti del paese. La sua liberazione frutto di spinte da ambienti ultranazionalisti e dei servizi segreti.

Ankara (AsiaNews) - Terminati i quattro giorni dedicati alla Festa religiosa del Sacrificio, Tv e giornali turchi si scatenano in quella che all'inizio sembrava una notizia di poco conto: il rilascio di Mehmet Alì Agca, nato il 9 gennaio 1958 a Yesiltepe, in Turchia, nella provincia di Malatya, ai confini del Kurdistan, conosciuto in Italia e nel mondo come autore del tentato omicidio al papa Giovanni Paolo II nel 1981.

Alla tivu vi sono dibattiti fino a tarda notte e inchieste per conoscere la vera identità di questo Lupo Grigio. Se infatti sono in molti a chiedersi chi fu il mandante di quel terribile episodio del maggio 1981, ancor più preoccupante è come si sia potuto rilasciare l'assassino del famoso giornalista turco Abdi Ipek. Per questo omicidio del resto Agca era già stato condannato a morte nel 1980, pena commutata in seguito a prigione a vita.

In Turchia questa scarcerazione ha creato un profondo malessere, facendo riemergere un'oscura pagina della storia del paese. Durante quel fosco periodo, che culminò con un colpo di stato militare nel 1980, la violenza,  si era infatti scatenata a tal punto da contare centinaia di vittime, assassinate in situazioni non ancora pienamente chiarite.

E' in questo contesto che Agca, militante dell'organizzazione terroristica di estrema destra dei 'Lupi grigi', il primo febbraio 1979, uccide Abdi Ipekci, redattore capo del quotidiano liberale 'Milliyet'. Per questo omicidio Agca viene condannato, ma il 25 novembre 1979 riesce ad evadere dal carcere di massima sicurezza di Kartal Maltepe.

In seguito all'attentato a papa Giovanni Paolo II viene incarcerato in Italia, ma nel giugno 2000 il Presidente della Repubblica Italiana Ciampi gli concede la grazia e così viene trasferito in Turchia e nuovamente rinchiuso nel carcere di massima sicurezza per scontare la pena per l'assassinio del giornalista.

In carcere scrive un libro autobiografico dal titolo "La mia verità": un libro che colpisce e commuove la popolazione turca per le sue affermazioni di fede, in cui alterna richieste di perdono ad atteggiamenti profetici in cui sostiene di essere un nuovo Messia, la reincarnazione di Gesù Cristo. Sono in molti ancor oggi a pensare che si sia convertito diventando cristiano. Poi su di lui scende il silenzio. Fino a quando, con la decisione della sua scarcerazione anticipata, Ali Agca ritorna agli onori della cronaca.

La stampa di venerdì, per solidarietà verso la personalità di Ipekçi,  ha vivamente denunciato la liberazione dell'omicida e quasi tutti i quotidiani nazionali turchi hanno esclamato in coro con orrore: "L'assassino è tra noi" e "Oggi è il nostro giorno della vergogna".

"Agca ha rovinato l'immagine della Turchia", rileva Ilnur Cevik, editorialista del quotidiano di lingua inglese The New Anatolian, e teme che egli diventi una celebrità riconosciuta ed accettata. " Noi dobbiamo mostrare che non accetteremo mai Agca nella nostra società, egli è un paria", conclude con disprezzo.

" Io penso che non doveva essere liberato. E' un assassino, tutto quello che lui farà sarà di ritornare alle sue abitudini", ha dichiarato Mehmet Ozcan, cancelliere ad Ankara. Quasi a dire: attenti, il lupo perde il pelo ma non il vizio.

Alla sua uscita di prigione ad Istanbul, una quindicina di militanti ultra-nazionalisti gli hanno mostrato il loro sostegno dispiegando una grande bandiera turca davanti al centro di reclutamento militare dove era stato condotto e hanno lanciato sulla sua vettura fiori in omaggio alla sua liberazione. Nello stesso tempo, centinaia di militanti della sinistra hanno manifestato la loro collera in un'altra tappa del suo percorso per le vie di Istanbul, esponendo cartelloni con le foto delle vittime del fanatismio dell'estrema destra.

Ufficialmente si sostiene che il rilascio anticipato dell'omicida sia dovuto alla sua buona condotta. Hikmet Sami Turki, Ministro della Giustizia al momento della estradizione di Agca dall'Italia nel 2000 ha ricordato che la sua liberazione è collegata all'influenza ancora oggi forte di elementi ultra-nazionalisti, in seno all'apparato di Stato.

"Disgraziatamente, è una possibilità che non si può scartare", egli ha commentato, ricordando che durante l'evasione di prigione nel 1979, avvenuta sicuramente con la complicità dei suoi compagni di etrema destra, Agca indossava un'uniforme militare.

Perché, dunque, questa fretta nello scarcerare ora questo assassino? Doveva scontare almeno 36 anni che invece sono stati ridotti solamente a cinque e mezzo.

L'attuale Ministro della Giustizia in persona, Cemil Cicek, ha rafforzato il malessere ed il dubbio della gente, commentando a poche ore dalla scarcerazione di Agca: "Io non dico che la liberazione sia sbagliata, ma penso che potrebbe rivelarsi un errore" e come se non bastasse, mentre prima aveva taciuto, ora, sentendosi sostenuto dall'opinione pubblica che si è schierata dalla sua parte, non esita ad affermare che riaprirà il caso, contestando la decisione della Corte di Cassazione.

E il primo ministro Erdogan, che ieri si trovava a Trabzon per celebrare la festa del Sacrificio, mentre era a pranzo in un ristorante della città con la moglie Emine e alcuni membri del suo partito AKP, ai giornalisti che gli chiedevano un commento sul rilascio di Ali Agca, ha semplicemente risposto con un vago: " A tempo opportuno si farà una valutazione".

Nei dibattiti televisivi  serpeggia la paura e il sospetto che dietro tutto ciò vi siano servizi segreti ben più potenti delle decisioni del Governo. Ma a che pro?

Sta di fatto che la gente comincia a preoccuparsi davvero: in libertà vigilata questo Vecchio Lupo, a lungo travestitosi da agnello, avrebbe dovuto presentarsi a firmare al comando di polizia nel suo distretto ieri pomeriggio, ma sembra già essere svanito nel nulla.