Non si temono mutamenti nella politica petrolifera o di alleanze. Atteso per domani il vicepresidente Usa Cheney. L'opposizione spera che il nuovo emiro allarghi gli spazi di libertà nell'unica democrazia formale araba.
Kuwait City (AsiaNews/Agenzie) Non sono previsti mutamenti nella politica petrolifera o sul fronte delle alleanze, ma l'opposizione spera che la morte dell'emiro del Kuwait, sheikh Jaber Al Ahmad Al Sabah, avvenuta ieri, al quale è succeduto il lontano cugino sheikh Saad Al Abdallah Al Sabah, 75 anni e malato, lasci maggior spazio al giovane primo ministro sheikh Sabah Ahmed Al Jaber Al Sabah. Figlio dell'emiro deceduto, è ritenuto favorevole ad ulteriori riforme democratiche in quella che pure è finora ritenuta l'unica democrazia "formale" araba. C'è un parlamento eletto, la stampa è relativamente libera, le donne hanno ottenuto uno storico diritto di voto e c'è una donna ministro, Maasouma al-Mubarak, alla pianificazione e lo sviluppo amministrativo, e due nel Consiglio municipale della capitale.
Ma con 195mila donne iscritte nelle liste di voto, il totale di coloro che hanno tale diritto è di sole 334mila persone, su una popolazione di quasi tre milioni di abitanti, appena 980mila dei quali sono kuwaitiani. Tra coloro che non hanno il diritto ci sono, ad esempio, tecnici petroliferi, impiegati e persone di servizio, compresi, quindi, i cristiani, che pure rappresentano l'8% della popolazione.
L'opposizione, che a maggio in occasione delle elezioni ha lanciato accuse di compravendita di voti e di altre forme di corruzione, chiede vere riforme, per un completo sviluppo della democrazia. In Kuwait, ad esempio, il governo non è eletto dal Parlamento. E' l'emiro che nomina il Primo ministro che nomina gli altri ministri. Il parlamento può però bloccare le leggi, che vengono proposte dall'emiro o dal governo ed ha quindi reale potere legislativo.
La rapida successione, avvenuta secondo le indicazioni dell'emiro che per 25 anni ha guidato il Paese quarto produttore mondiale di petrolio, dovrebbe garantire la stabilità del grande alleato degli Usa. Domani arriva a Kuwait City il vicepresidente Dick Cheney, che porta le condoglianze di Bush. Cheney è oggi al Cairo e si recherà anche in Arabia saudita, per quello che appare un giro tra i migliori alleati degli Usa nell'area.
Jaber Al Ahmad Al Sabah, che era al potere quando il suo Paese fu invaso dall'Iraq di Saddam Hussein, prima di morire ha visto non solo il suo Paese liberato, nel 1991, ma anche l'ex dittatore iracheno spodestato e finito sotto processo.
All'emiro scomparso, per il quale ci saranno 40 giorni di lutto e tre giorni di chiusura degli uffici, veniva riconosciuta una grande astuzia politica. Amato per le riforme che hanno dato scuola e sanità a tutti, operazione non difficile in un Paese nel quale il reddito pro-capite annuo è valutato sui 20mila dollari, sheikh Jaber Al Sabah è anche riuscito a imporre riforme come il voto alle donne e la possibilità che abbiano incarichi pubblici, contro il quale si sono battuti conservatori e integralisti. Il crescente consenso politico dei quali rappresenta l'unica ipotesi preoccupante sul futuro del Paese.