Pechino corre in aiuto del governo di Prayuth Chan-ocha
di Emanuele Scimia

Il premier thai è sotto pressione per le proteste del  movimento pro-democrazia e la crisi economica provocata dalla pandemia. Wang Yi: Mantenere la “stabilità sociale” in Thailandia. Annunciati maggiori investimenti cinesi a favore di Bangkok. Il nodo Belt and Road. Il ruolo degli Usa: Washington ha bisogno del suo alleato nel sud-est asiatico per contenere la Cina.


Roma (AsiaNews) – La Cina corre in aiuto di Prayuth Chan-ocha promettendo investimenti e sostegno economico. L’appoggio di Pechino è stato espresso ieri dal ministro cinese degli Esteri Wang Yi, durante un incontro nella capitale con il premier thai. Prayuth è sotto pressione per le ripetute proteste del  movimento pro-democrazia – che ne chiede le dimissioni – e per la crisi economica provocata dalla pandemia.

Wang ha detto che la Cina sostiene l’impegno della Thailandia a “mantenere la stabilità sociale e a raggiungere sviluppo e prosperità”: per molti osservatori è una dichiarazione di sostegno alla decisione di Prayuth di emanare un decreto di emergenza che vieta le manifestazioni pubbliche nel Paese.

Di norma Pechino afferma di non interferire negli affari interni di un altro Stato: posizione che viene meno quando sono in gioco i suoi interessi strategici. Non è la prima volta che il governo cinese avalla le politiche repressive di un regime autoritario. È accaduto di recente con le proteste in Bielorussia, scoppiate dopo l’ennesima rielezione del presidente Alexander Lukashenko, ritenuta truccata dall’opposizione. Xi Jinping è stato tra i primi leader stranieri a congratularsi con l’uomo forte bielorusso per il suo nuovo mandato; il ministero degli Esteri cinese ha dichiarato che la Cina si “oppone alle forze straniere (Usa ed Unione europea) che “provocano divisioni e disordini nella società bielorussa”: Minsk è partner della Belt and Road Initiative, il megaprogetto di Xi per rafforzare la rete commerciale di Pechino in Asia, Africa ed Europa.

L’emergenza coronavirus ha fatto crollare l’economia thailandese: nel secondo trimestre dell’anno il Pil nazionale si è ridotto del 12,2% su base annua. Per superare la crisi, e trasformare il proprio Paese in un hub tecnologico, Prayuth ha bisogno della Cina, il principale investitore straniero in Thailandia e il suo primo partner commerciale con un interscambio annuo di circa 71,5 miliardi di euro.

L’inviato cinese ha promesso maggiori investimenti cinesi nel Corridoio economico orientale (Eec), un’area economica speciale creata da Bangkok nel 2017, integrandolo nella Belt and Road. Wang auspica anche che lo sviluppo dell’Eec sia collegato con quello dell’area della “Grande baia” (Hong Kong, Macao e Guangdong), al centro delle nuove riforme economiche annunciate il 14 ottobre a Shenzhen dal presidente cinese.

Pechino chiede però qualcosa in cambio: l’accelerazione del piano di costruzione del treno ad alta velocità che dovrebbe collegare (tramite il Laos) lo Yunnan a Bangkok, parte della Belt and Road. Disaccordi sull’ammontare del finanziamento cinese hanno rallentato la realizzazione della tratta in territorio thailandese. Il nodo ferroviario ha un’importanza strategica per la Cina, in quanto  offre un’alternativa al trasporto merci attraverso lo Stretto di Malacca, che potrebbe essere chiuso dagli Usa in caso di conflitto tra le due potenze.

Analisti osservano che Prayuth si trova nella difficile posizione di dover bilanciare gli interessi di Pechino e Washington. Thailandia e Stati Uniti sono legati da un trattato di alleanza; le basi aeree thailandesi sono un elemento chiave nella strategia Usa di contenimento della Cina.

Il rapporto con Bangkok ha assunto un’importanza anche maggiore negli ultimi tempi, dopo che l’amministrazione Trump ha intensificato gli sforzi per arruolare i Paesi del sud-est asiatico contro l’espansionismo cinese nella regione. Non è un caso che il Dipartimento Usa di Stato abbia usato finora toni morbidi riguardo alle dimostrazioni anti-governative che scuotono la Thailandia da tre mesi, incoraggiando tutte le parti in causa ad agire con moderazione e ad aprire un dialogo.