Nuovi vescovi, pastorale e crisi politica al centro del sinodo maronita
di Fady Noun

Dopo un ritiro spirituale di sei giorni, si sono aperti i lavori alla presenza del patriarca e di tutti i prelati libanesi e d’oltremare. In agenda anche questioni di ordine liturgico e la formazione dei seminaristi. Un piano per la pastorale sociale di Caritas Libano. Prevista una dichiarazione finale a conclusione dei lavori.


Beirut (AsiaNews) - I lavori del sinodo annuale della Chiesa maronita si sono aperti ieri nella sede patriarcale di Bkerké. Essi si svolgono sotto la presidenza del patriarca maronita, il card. Beshara Boutros Raï, e con la partecipazione di tutti i vescovi maroniti del Libano e d'oltremare. Nell’agenda dei lavori, che si chiuderanno il 31 ottobre, vi è anche l’elezione di tre nuovi vescovi, oltre a questioni di ordine pastorale e nazionale. Un ritiro spirituale della durata di sei giorni ha preceduto i lavori veri e propri del Santo Sinodo. 

Le sedi episcopali da coprire sono quelle di Kornet Chehwan, in seguito al decesso di mons. Camille Zeïdan, insieme a quelle di Tripoli e di Tyr, per raggiunti limiti di età dei rispettivi prelati titolari. Secondo la tradizione, i vescovi hanno prestato il giuramento di rispettare il segreto sulle delibere che porteranno alla loro elezione, prima e dopo lo scrutinio. Essi hanno ripetuto la formula del giuramento dopo il patriarca, il quale lo ha pronunciato frase per frase. 

Le decisioni del sinodo saranno rese note in una dichiarazione finale alla conclusione dei lavori. Al contempo, il Santo Sinodo esaminerà problematiche di ordine liturgico, oltre alla questione centrale legata alla formazione dei seminaristi. A queste si sommeranno anche alcuni aspetti relativi alla pastorale sociale nella Chiesa maronita. In questo contesto, il patriarca maronita si è impegnato perché sia adottato un piano globale complementare a quello già in atto all’interno delle istituzioni maronite da tempo all’opera in questo settore, con un particolare riferimento a Caritas Libano.

Infine, il sinodo esaminerà alcune questioni di ordine nazionale, a partire dalla nomina di Saad Hariri a primo ministro incaricato, e in un contesto storico in cui tutte le parti concordano sul fatto che si debba arrivare il prima possibile alla formazione di un nuovo governo. “Il Libano - ha affermato il patriarca aprendo i lavori - ha bisogno di un esecutivo indipendente, che abbia fra i propri compiti quello di ricostruire l’autorità per mezzo di un processo costituzionale, democratico e pacifico”. Secondo il card. Raï, “è tempo di mettere in pratica quello che prevede la Costituzione al riguardo e confortare una popolazione immersa nella paura del domani, nel bisogno e nella diffidenza”. 

“Questo governo - prosegue il porporato - deve essere diverso da tutti quelli che lo hanno preceduto, per combattere la pandemia di coronavirus [...] e far fronte alla crisi finanziaria e bancaria, alla mancanza di corrente elettrica, la dilapidazione dei fondi pubblici, l’aumento della corruzione e l’indipendenza della magistratura”. Infine, al nuovo esecutivo spetta anche il compito di “riconfigurare le istituzioni, in conformità alle istituzioni stesse”. Con molta probabilità un riferimento del patriarca alla necessità di indire nuove elezioni legislative.