I curdi siriani, pericolo potenziale per Assad
di Bashdar Pusho Ismaeel
Emarginati e sottoposti a repressione per più di 40 anni, i 2,5 milioni di curdi che vivono in Siria sono un potenziale sostegno degli Usa nella lotta al regime di Assad.

Damasco (AsiaNews) – Da più di 40 anni sono emarginati, quando non sottoposti a violenze e uccisioni, dal regime baathista degli Assad, padre e figlio, sostanzialmente ignorate dall'opinione pubblica internazionale, ma ora, sulla spinta di quanto sta accadendo nel nord dell'Iraq, i 2,5 milioni di curdi siriani potrebbero divenire una pedina importante dei piani degli Usa in Medio oriente.

Sono all'incirca il 10% della popolazione, a molti di loro non è riconosciuta la nazionalità e sono privi dei normali servizi statali, le zone ove abitano, soprattutto nel nord-est del Paese, hanno subito un lungo depauperamento e, recentemente, ben documentate rivolte, violenze etniche e dimostrazioni a favore degli Stati Uniti, riportate dai media internazionali. Le più rilevanti sono quelle di Qamishli, del marzo 2004, che hanno provocato decine di morti, centinaia di arresti e vasti saccheggi, che hanno creato un'atmosfera di tensione nella regione. Ancora, nel giugno 2005, c'è stato l'omicidio dell'ulema Maashouq al-Haznawi, ad Aleppo, che ha provocato ulteriori tumulti e violenze.

Ma ancora oggi, in base alla legge 93 del 1962, ci sono ancora circa 300mila curdi privi di nazionalità, classificati come stranieri, che non hanno accesso alla previdenze statali per la salute, l'educazione e altri servizi e che non possono lavorare. Sempre timorosa dell'influenza dei confinanti curdi di Iraq e Turchia, la Siria ha cercato di creare un "Fronte arabo", fallito per il nuovo peso politico acquistato dai curdi iracheni.

Ora, sotto la pressione internazionale causata dalle risoluzioni dell'Onu per l'inchiesta internazionale sull'assassinio dell'ex premier libanese Rafic Hariri e una ritrovata unità dei gruppi siriani di opposizione, i curdi potrebbero rappresentare per gli Usa uno strumento migliore dell'arsenale militare, allo scopo di cacciare il regime baathista.