Il leader supremo iraniano sostiene il tentativo del presidente e del governo di riallacciare le relazioni con la futura amministrazione Biden. L’occasione per ripristinare l’accordo nucleare del 2015 sconfessato da Trump. L’obiettivo è la cancellazione delle sanzioni che stanno affossando l’economia della Repubblica islamica.
Teheran (AsiaNews/Agenzie) - Il leader supremo iraniano Ali Khamenei, più volte critico in passato, ha manifestato in queste ore il pieno sostegno all’iniziativa del governo, che intende dar vita a una nuova era nei rapporti diplomatici con la nuova amministrazione statunitense. Il presidente eletto Joe Biden presterà giuramento il prossimo 20 gennaio e, per i vertici della Repubblica islamica (politici e religiosi), sarà occasione per ripristinare l’accordo nucleare (Jcpoa) del 2015 sconfessato da Donald Trump a colpi di sanzioni.
“Se le sanzioni potranno essere cancellate - ha dichiarato Khamenei, mostrando una non usuale sintonia di intenti con il presidente Hassan Rouhani - non dovremmo aspettare, nemmeno un’ora” per rilanciare diplomazia e accordo. “Sostengo con forza” l’operato del governo, ha aggiunto la guida suprema, “fintanto che saranno impegnati a raggiungere gli obiettivi della nazione”.
Egli ha però aggiunto, in una dichiarazione dai toni rituali, di restare “assai scettico” verso gli Stati Uniti e di “non credere al nemico” a prescindere dall’inquilino della Casa Bianca. Khamenei ha rilasciato queste dichiarazioni durante la visita alla famiglia del generale Qasem Soleimani ucciso ai primi di gennaio in un attacco sferrato a colpi di droni, mentre si trovava in missione in Iraq. Assieme a lui vi erano il presidente e il capo del Parlamento, Mohammad Bagher Ghalibaf.
Nelle ultime settimane Rouhani e il ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif hanno promosso una intensa opera diplomatica per ripristinare in tutte le sue parti l’accordo e allentare le sanzioni. Nel maggio 2018 il presidente uscente Trump ha ordinato il ritiro dal patto voluto da Barack Obama, introducendo le più dure sanzioni della storia. Una decisione che ha provocato un significativo calo nell’economia iraniana e un crollo nel petrolio, cui si somma l’emergenza sanitaria innescata dal Covid-19. In risposta Teheran ha minacciato di riprendere l’arricchimento dell’uranio per scopi civili e ha già superato le riserve di uranio.
In questi giorni i Paesi firmatari dell’accordo (Cina, Francia, Germania, Russia, Regno Unito), con la sola eccezione degli Stati Uniti, hanno tenuto una conferenza - in remoto causa Covid-19 - per parlare del Jcpoa e trovare nuove vie per rilanciare il patto nucleare. Durante il summit, durato circa due ore, “le discussioni - spiega l’inviato di Mosca - si sono focalizzate sui modi per preservare l’accordo nucleare” e “garantire la sua piena ed equilibrata attuazione”. La Russia lancia inoltre un appello all’Iran, perché mostri “massima responsabilità” e a non “mercanteggiare”.
Gli inviti al dialogo non cadono inascoltati a Teheran, dove il presidente Rouhani ha lanciato più di un segnale di apertura verso il prossimo leader statunitense. Seguito ora - e non è poco - anche dalla guida suprema Khamenei.