Mons. Kondrusiewicz va in pensione, Lukašenko prepara la sua uscita di scena
di Vladimir Rozanskij

Papa Francesco ha accettato le sue dimissioni proprio ieri, al compimento dei 75 anni del presule. L’arcivescovo bielorusso è stato uno dei principali motori della rinascita cattolica nel mondo ex-sovietico. Per l’11-12 febbraio Lukašenko ha convocato un’Assemblea “Panbielorussa” allo scopo di cambiare la costituzione. L’opposizione: una sceneggiata.


Mosca (AsiaNews) - L’arcivescovo di Minsk-Mogilev, mons. Tadeusz Kondrusiewicz, rientrato in patria a Natale dopo quattro mesi di esilio, è stato messo a riposo. Papa Francesco ha accettato le sue dimissioni canoniche il giorno stesso del compimento dei suoi 75 anni, ieri 3 gennaio. Le trattative tra il Vaticano e le autorità bielorusse per il suo ritorno, evidentemente, presupponevano l’immediata uscita di scena del presule. Ad amministrare l’arcidiocesi di Minsk sarà per ora il vescovo domenicano Kazimierz Wielikoselec, ausiliario della diocesi di Grodno.

Kondrusiewicz guidava l’arcidiocesi della capitale bielorussa dal 2007. Era rientrato da un servizio di 16 anni alla guida della diocesi cattolica a Mosca, subito dopo la fine del comunismo. La sua consacrazione episcopale era avvenuta addirittura nel 1989, ancora prima del crollo dell’Unione Sovietica, come vescovo della diocesi di Grodno, la sua città natale. Il suo trasferimento a Mosca era stato deciso alla fine del 1990, per poi essere annunciato nell’aprile 1991 dopo vani tentativi di concordare la sua nomina con i vertici del patriarcato di Mosca.

In questi 30 anni, l’arcivescovo bielorusso è stato uno dei principali motori della rinascita cattolica nel mondo ex-sovietico, riaprendo oltre 100 parrocchie, ricostruendo decine di chiese e strutture cattoliche, tra cui il seminario di San Pietroburgo e quello di Grodno, e infine diventando il simbolo della protesta popolare contro l’ultimo satrapo sovietico, il presidente bielorusso Aleksandr Lukašenko.

Anche Lukašenko sta tentando di salvare la sua poltrona di presidente, in vista di un’uscita di scena non proprio canonica come quella cattolica, ma prevista dalla “sede suprema” moscovita. Il presidente ha infatti convocato per l’11-12 febbraio un’Assemblea “Panbielorussa” allo scopo di cambiare la costituzione, imitando la mossa di Vladimir Putin. In tal modo si metterebbe al sicuro il sistema di potere, mentre Lukašenko potrebbe andare a riposarsi nella dacia alla periferia di Mosca, dove vivono già i suoi figli.

L’opposizione al contestato presidente, guidata dall’esilio dalla candidata esclusa Svetlana Tikhanovskaja, ha fatto sapere di non voler partecipare all’assemblea, che reputa simile “a un congresso del Pcus nel XXI secolo”, come ha dichiarato la portavoce della Tikhanovskaja, Anna Krasulina (foto 2). E ha aggiunto che “nessuno ha visto alcun progetto di riforma, e non si capisce che cosa Lukašenko voglia ottenere da quest’assemblea, né chi vi dovrebbe prendere parte. Non è una discussione sulla costituzione, che dovrebbe avvenire nelle commissioni parlamentari aperte alla partecipazione dei cittadini… Con il signor Lukašenko non abbiamo niente da discutere, in 26 anni abbiamo capito che egli è assolutamente inadeguato e ora anche illegittimo”.

Secondo le opposizioni, l’Assemblea sarà un teatrino, una grande manifestazione con gruppi di persone selezionate apposta per “mettere in scena il popolo bielorusso” e avere l’occasione per imporre una nuova ondata repressiva nel Paese. “L’assemblea - ha detto la Krasulina - si svolgerà non solo in una città svuotata, ma anche sotto il tiro delle armi automatiche degli Omon”.

La proposta degli oppositori è che Lukašenko dia le dimissioni, e poi tornare alla costituzione del 1994, che il leader ha modificato già sei volte a suo favore nei lunghi anni di dominio.