Giganti hi-tech nel mirino di Pechino

Il Partito Comunista cinese punta a ridurre l’influenza di compagnie come Alibaba e Tencent. Le autorità hanno pochi mezzi e leggi per contrastare i grandi gruppi del settore. Il modello da seguire è quello proposto dall’Unione europea.


Pechino (AsiaNews) – Nel weekend l’organo per gli affari legali del Partito Comunista cinese ha annunciato l’impegno delle autorità a sanzionare la concorrenza sleale dei grandi gruppi monopolistici: anche se non sono stati citati in modo esplicito, i principali bersagli sono compagnie hi-tech come Alibaba e Tencent.

In dicembre la leadership comunista ha dichiarato che il varo di una politica anti-trust sarà una delle priorità economiche per il 2021. Sempre lo scorso mese, il governo ha multato Alibaba e Tencent per non aver reso noto in anticipo operazioni con cui hanno acquisito concorrenti più piccoli. Alibaba è sotto indagine anche per presunte pratiche monopolistiche, come richiedere ai propri clienti – consumatori e commercianti al dettaglio – di usare solo le sue piattaforme di e-commerce.

Fondata dal miliardario Jack Ma, il colpo più duro Alibaba lo ha ricevuto in novembre con lo stop all’ingresso in borsa di Ant Group, il suo braccio finanziario. La quotazione, la più alta della storia (33,7 miliardi di euro), è stata bloccata perché l’attività di Ant non sarebbe in linea con le nuove regole governative sulla concessione di micro-finanziamenti attraverso piattaforme web.

Secondo diversi osservatori, il governo ha preso di mira i giganti nazionali dell’hi-tech perché sono diventati troppo grandi, e dunque una potenziale minaccia per il Partito. Alla leadership non erano piaciute le parole pronunciate da Ma il 24 ottobre: in un discorso pubblico il magnate ha attaccato il sistema finanziario e bancario del Paese.

Analisti fanno presente però che il mercato tecnologico in Cina è in effetti poco regolamentato: realtà come Alibaba possono dunque “abusare” della loro posizione dominante. Allo scopo di favorire l’innovazione tecnologica, per anni le autorità cinesi hanno dato mano libera ai colossi hi-tech, ora sarà difficile disciplinare il settore.

Il primo problema è che l’Autorità per il controllo dei mercati non ha una struttura tale da poter trattare tutti i casi di presunta violazione della concorrenza. Caixin nota che ad oggi la struttura anti-trust ha solo 50 dipendenti: gli equivalenti negli Usa e nell’Unione europea ne hanno migliaia. In aggiunta, le aziende hi-tech stanno assumendo ex giudici e funzionari di governo per rispondere alle azioni legali nei loro confronti.

Analisti osservano che la Cina dovrà adottare una cornice legale più puntuale per mettere fine alle pratiche monopolistiche in ambito tecnologico. Il modello da seguire è quello della Ue. In dicembre l’Unione ha presentato una bozza di legge che elenca cosa possono o non possono fare le compagnie digitali, pena il pagamento di pesanti multe o la sospensione delle attività in territorio europeo.