Thanh Hóa, la missione fra i tribali H’Mông al tempo del Covid
di Thanh Thuy

In vista del Nuovo anno del Bufalo mons. Joseph Nguyễn Đức Cường ha visitato le comunità etniche che vivono al confine con il Laos. Una realtà povera, che vive grazie all’agricoltura e allo sfruttamento della foresta. Ma ricca al contempo di fede e felice di ricevere la visita del proprio pastore. La messa all’aria aperta, un albero come altare.


Hanoi (AsiaNews) - Rilanciare la missione fra le minoranze etniche, rafforzare il legame delle popolazioni locali con la comunità diocesana, pregare per il nuovo anno del Bufalo che sta per iniziare, perché “si possano superare le difficoltà e il pericolo della pandemia di Covid-19”. È questo lo spirito che ha animato la missione pastorale di mons. Joseph Nguyễn Đức Cường, vescovo di Thanh Hóa, nel nord del Vietnam e una parte consistente della frontiera condivisa con il vicino Laos. Nei giorni scorsi, con l’approssimarsi delle feste per il capodanno lunare, il prelato assieme a gruppi cattolici, laici e benefattori ha visitato i popoli H’Mông dei comuni di Lốc Há e Pa Púa, nel distretto di Mường Lát. 

Mons. Joseph è vescovo di Thanh Hóa dal 27 giugno 2018 (la nomina è del 25 aprile dello stesso anno) e, per il quadriennio 2019-2022, ricopre anche l’incarico di presidente della Commissione Giustizia e pace dei vescovi vietnamiti. L’area della diocesi è situata nella regione montagnosa di nord-ovest, lungo il confine con il Laos e gli abitanti vivono grazie all’agricoltura e ai proventi derivanti dallo sfruttamento delle foreste. 

Nell’area vivono quasi 42mila abitanti, suddivisi in sei diversi gruppi etnici che comprendono fra gli altri: Thái, H’Mông, Mường, Dao, Khơ Mú e Kinh. Di questi, i Thái e i H’Mông sono la maggioranza. E la gran parte delle famiglie H’Mông vive in condizioni di estrema difficoltà, spesso al limite della povertà. 

Per il vescovo è la terza visita alla comunità, da che ha iniziato il suo mandato. Il 67enne prelato gode di buona salute e per questo non rinuncia a viaggi e spostamenti, pur di testimoniare la propria vicinanza e il legame con i fedeli che sono sempre felici di incontrare il loro vescovo e celebrare la messa all’aria aperta, circondati da foreste e montagne naturali. 

Interpellato da AsiaNews, un sacerdote racconta che “abbiamo celebrato la messa all’aria aperta, nel cuore delle montagne del nord”. Il vescovo, prosegue, ha usato “un altare fatto con un albero della foresta” pregando “in povertà, come povere sono le popolazioni che abitano in queste terre” che non hanno nemmeno una chiesa in cui riunirsi. 

La pace, la fine della pandemia di nuovo coronavirus, lo sviluppo della comunità sono alcune fra le tante intenzioni di preghiera che hanno unito pastore e fedeli, desiderosi di nutrire la loro vita nella fede e rafforzando lo spirito di solidarietà e aiuto reciproco. Al termine della funzione, mons. Joseph e alcuni membri della delegazione hanno distribuito alcuni doni per festeggiare il Nuovo anno lunare che cade il 12 febbraio. “In queste visite - conclude un volontario cattolico - emerge davvero il miracolo dell’opera di Dio nel cuore di questo popolo” capace di “pregare, cantare, sorridere aperto a una prospettiva di speranza per superare le asperità e i pericoli della vita quotidiana, compresa la pandemia”.