Hanoi, Nguyen Phu Trong per la terza volta leader del Partito comunista

Il 76enne leader uscente (e presidente della Repubblica) confermato ai vertici del partito. Fra i successi del Paese la crescita economica in un periodo di crisi e la gestione della pandemia di Covid-19. I lavori del Congresso si concluderanno il 2 febbraio. Per analisti ed esperti resteranno immutate le linee guida e la repressione dell’attivismo nella società civile.


Hanoi (AsiaNews/Agenzie) - I 1600 delegati del Partito comunista vietnamita, riuniti in congresso nella capitale Hanoi, hanno rieletto l’attuale segretario (e presidente della Repubblica) Nguyen Phu Trong, 76 anni, alla guida del partito per un terzo mandato consecutivo. È quanto rivela, dietro anonimato, una fonte interna all’assemblea quinquennale e rilanciata dai media ufficiali di Stato mentre continua la nove giorni di lavori che si concluderà il prossimo 2 febbraio. 

Il congresso del partito deve definire la futura leadership e guida della nazione per i prossimi cinque anni, nel contesto di una consolidata crescita economica, di una lotta finora efficace contro la pandemia di Covid-19 e le tensioni fra Cina e Stati Uniti nella regione Asia-Pacifico. La vigilia dell’incontro è stata caratterizzata da una ulteriore repressione del dissenso, con una politica di arresti e condanne da parte dell’attuale leadership di attivisti e ong pro diritti umani. 

In riferimento alla pandemia, il Vietnam ha mostrato politiche di contenimento efficaci con soli 1500 casi e 35 vittime dall’inizio dell’emergenza sanitaria globale un anno fa. Anche l’economia mostra indici positivi con un più 2,9% in un contesto regionale (e globale, fatta eccezione per la Cina) marcato da recessione e difficoltà crescenti. Tanto che lo stesso presidente e segretario del partito Trong lo ha definito “un astro brillante” nel firmamento mondiale. 

L’attuale leader sembra dunque destinato a ricoprire un terzo mandato ai vertici del Partito, evento assai raro anche in considerazione dell’età avanzata, ma con tutta probabilità dovrà lasciare la presidenza della Repubblica nell’inusuale doppio incarico ricoperto sinora. Il Vietnam è guidato dai cosiddetti “quatto pilastri”: il capo del Partito comunista, il presidente, il Primo Ministro e il presidente del Parlamento. Tuttavia, il vero potere è nelle mani del Politburo che controlla le decisioni (e le nomine) più importanti derogando anche alle norme sui limiti di età, come avvenuto in questo frangente dove è alto il consenso attorno alla persona. 

Trong è diventato famoso in questi anni per la lotta alla corruzione, che ha visto decine di funzionari di alto livello - compreso un membro del Politburo - finire in prigione e subire lunghe condanne. Per molti analisti ed esperti, in realtà questa campagna si è rivelata solo un pretesto per eliminare avversari politici e rafforzare le maglie del controllo sul Paese. “Negli ultimi cinque anni - sottolinea Jonathan London, esperto di Vietnam al Leiden Institute of Area Studies (Olanda) - si è registrata una evidente crescita del livello di repressione del regime”. E ciò riflette, aggiunge, “l’agenda di Trong finalizzata a disciplinare il Paese e il partito in modo sempre più ampio”. 

Fra i pochi rivali dell’attuale leader vi è il 66enne Primo Ministro Nguyen Xuan Phuc, che ha guidato la crescita economia e la lotta al nuovo coronavirus. Con tutta probabilità egli è destinato a diventare il leader del futuro, senza però portare grandi cambiamenti in tema di politiche internazionali e diritti umani (e civili) interni.