Unici segni di contestazione: rumori di padelle, coperchi, campane, cori. Lo sciopero del personale medico. Il resto sembra continuare come prima. Il segretario generale dell’Onu: Far fallire il colpo di Stato.
Yangon (AsiaNews) - A quattro giorni dal colpo di stato militare tutto sembra tornato a una strana “normalità”. Banche, centri commerciali, negozi, attività commerciali, uffici: tutto è aperto e in funzione. Ma basta procedere nella giornata fino alla sera, e si trovano segnali di contestazione alla presa di potere dell’esercito e all’imprigionamento della leader democratica Aung San Suu Kyi, IN attesa del coprifuoco dalla mezzanotte alle quattro del mattino, la gente si ritira a casa, ma comincia una specie di banda “della democrazia” con campanelle suonate, padelle e pentole sbattute una contro l’altra, coperchi usati come piatti di orchestra e cori di osanna verso la leader.
Fra ieri e oggi sono state ripristinate anche le linee telefoniche. Ma un elemento pesa sulla gente: il servizio social di Facebook non è disponibile, pur essendo una delle piattaforme social più diffuse. Almeno il 50% della popolazione del Myanmar (55 milioni circa) usa Facebook.
Il motivo: su Fb aveva preso piede un profilo dal nome “Movimento della disobbedienza civile” che contava già 150mila follower. Sulle sue pagine si leggeva “Vergogna all’esercito!” e “I militari sono dei ladri!”.
Sui social impazzavano anche le critiche ai militari e perfino a Cina e Russia, che all’Assemblea del Consiglio di sicurezza dell’Onu hanno bloccato una dichiarazione di condanna verso la giunta militare.
Fino ad ora, l’unico sciopero contro il colpo di Stato è quello operato dal personale sanitario che si è schierato davanti agli ospedali con un fiocco rosso (il colore della Lega nazionale della democrazia, Ldn, il partito di Aung San Suu Kyi), ed elevando una mano con il segno di saluto con tre dita (v. foto).
Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, in un’intervista al Washington Post ha detto di sperare che la comunità internazionale faccia così tante pressioni da “far fallire” il colpo di Stato. Ma, a partire da Cina e Russia, seguite da India e Giappone, tutti fanno notare che la vita – e soprattutto il commercio - è ripresa anche dentro il colpo di Stato.
Anche il card. Bo, in un messaggio diffuso ieri sera, ha chiesto di non scivolare nella violenza, ma riaprire il dialogo fra l’esercito e la Ldn, fino alla riconciliazione.