Yangon, 27 gruppi etnici uniti in marcia contro il colpo di Stato
di Francis Khoo Thwe

È forse una delle prime volte che i diversi gruppi etnici marciano all’unisono. In nome della “unità nazionale”, la giunta militare ha sempre preteso sfruttare le risorse minerarie, boschive, acquifere, petrolifere che si trovano nelle loro terre. Continuano gli scioperi con centinaia di migliaia di partecipanti. L’esercito usa proiettili di gomma e idranti. Finora vi sono stati circa 500 arresti.


Yangon (AsiaNews) – Migliaia di persone, appartenenti a 27 gruppi etnici del Paese, stanno marciando nella capitale economica per esigere la fine della dittatura militare, la liberazione degli arrestati e un’unione federale dello Stato (foto 1).

La manifestazione dei gruppi etnici, che si ritrovano tutti insieme e uniti, si aggiunge a quella di centinaia di migliaia di dimostranti di ogni ceto e settore sociale per protestare contro il colpo di Stato. I gruppi hanno anche visitato diverse ambasciate consegnando loro una lettera in cui si chiede la fine dello stato di emergenza. La maggior parte dei manifestanti accusa la Cina (e la Russia) di sostenere il regime militare.

È forse una delle prime volte che i diversi gruppi etnici marciano all’unisono. Fra di loro sono riconoscibili karen (kaya), kachin, shan, mon, wa, … Tutti questi gruppi – il Paese è costituito da 135 gruppi etnici – hanno subito in passato le violenze dell’esercito e della giunta militare che in nome della “unità nazionale” ha sempre preteso sfruttare le risorse minerarie, boschive, acquifere, petrolifere che si trovano nelle loro terre. Ancora oggi non vi sono trattati di pace con alcuni di questi gruppi, fra cui i Kachin.

La leader democratica Aung San Suu Kyi lavora da tempo per una soluzione federale o semi-federale, ma è ostacolata dall’esercito che – a detta dei gruppi etnici – non vuole rinunciare al potere economico sulle risorse.

Fra i gruppi che marciano o fanno un sit-in (foto 2), vi sono suore che distribuiscono bevande e cibo ai manifestanti (foto 3).

Da tre giorni l’esercito è sceso nelle strade con carri armati e blindati cercando di ostacolare le manifestazioni. Essi fanno uso massiccio di proiettili di gomma e di idranti, lasciando molti feriti, ma - almeno finora – nessun morto.

Per bloccare la resistenza vi è un tenace coprifuoco dall’una alle 4 del mattino; internet è bloccato dall’una di notte alle 9 del mattino.

Intanto continua la serie di arresti. Ieri è stato diramato ordine di arresto per sei artisti, colpevoli di aizzare la folla e soprattutto gli impiegati statali a manifestare e attuare la disobbedienza civile. A causa della mancanza di personale, treni e ospedali sono in difficoltà.

Altre personalità sono arrestate per aver scritto su blog appelli che secondo la giunta “mettono in difficoltà la sicurezza e la pace” del Paese.

Si calcola che dal giorno del colpo di Stato, lo scorso 1° febbraio, la giunta abbia compiuto circa 500 arresti.