Li Keqiang all’Anp: riforma voto a Hong Kong, minacce a Taiwan e ‘diplomazia dei vaccini’

Pechino vuole scegliersi i membri del Parlamento di Hong Kong. Lotta alle interferenze straniere. Aumenta la spesa militare: l’obiettivo è impedire l’indipendenza di Taipei. Spesi 62 miliardi di dollari per contenere la pandemia. Poche vaccinazioni nel Paese e molte forniture del farmaco all’estero.


Pechino (AsiaNews) – Lotta alle interferenze straniere e una nuova legge elettorale per Hong Kong; aumento della spesa militare nonostante la pandemia da Covid-19; toni duri verso Taiwan e “diplomazia dei vaccini”. Oltre alle misure per la ripresa economica, sono questi i punti chiave del discorso sull’attività del governo che il premier Li Keqiang ha pronunciato stamane all’apertura della sessione annuale dell’Assemblea nazionale del popolo (Anp).

Insieme alla Conferenza politica consultiva del popolo cinese, che ha aperto i lavori ieri, la Anp è chiamata a formalizzare decisioni già prese dal presidente Xi Jinping e dalla leadership del Partito comunista cinese (Pcc).

Su Hong Kong, Li ha invocato una “completa e accurata” applicazione della formula “un Paese, due sistemi”. Molti critici sostengono che con la sistematica repressione delle tradizionali libertà cittadine sia rimasto in realtà solo l’elemento “un Paese”.

Li ha indicato poi la volontà di “proteggere” la città dalle interferenze straniere, che vanno “impedite”. Per respingere tali intromissioni, alimentate anche da persone che occupano “posizioni pubbliche”, Pechino vuole riformare il sistema elettorale della città: esso deve essere “democratico”, ma con “caratteristiche di Hong Kong”. Per le autorità cinesi, l’ex colonia britannica deve essere governata solo da “patrioti”.

Wang Chen, vice presidente del Comitato permanente dell’Anp, ha dichiarato che il progetto è di assegnare ulteriori poteri al comitato elettorale (controllato da Pechino) che sceglie il capo dell’esecutivo di Hong Kong. Con la modifica costituzionale, esso avrà anche il compito di vagliare tutti i candidati alle elezioni del Legco (il Parlamento cittadino) e di eleggerne una “larga” parte.

Al momento, metà dei 70 deputati sono eletti in modo diretto; gli altri 35 sono scelti in via indiretta tra i rappresentanti del settore industriale, di quello sindacale e delle professioni. Con la riforma, diversi analisti sostengono che l’opposizione democratica sarà eliminata.

La pandemia non ha fermato la corsa al riarmo cinese. Il budget militare per il 2021 è stato fissato a 1.355 miliardi di yuan (210 miliardi di dollari), un incremento annuo del 6,8%, in leggera crescita rispetto a quello deciso nel 2020 (+6,6%). A causa del Covid-19, gli analisti si aspettavano un crescita più ridotta della spesa militare (circa il 6%); il regime punta però ad avere un “forte esercito” entro il 2027. Gli Usa, che sfidano l’ascesa cinese, avranno un un budget militare di circa 934 miliardi di dollari.

Taiwan, considerata una “provincia ribelle” da Pechino, è uno dei motivi dietro il rafforzamento militare dei cinesi. Nel suo discorso, Li ha detto che la Cina lavora a una “riunificazione pacifica” con Taipei. Secondo il Global Times, il premier ha usato però parole più dure rispetto a quelle dello scorso anno. Per il tabloid nazionalista legato al Pcc, affermando che il governo “rimarrà vigile e impedirà in modo risoluto ogni attività separatista”, Li non ha escluso il ricorso alla forza per riconquistare l’isola.

Li ha spiegato che la Cina è ancora vulnerabile al coronavirus. I vaccini per la popolazione saranno gratuiti. Egli ha sottolineato che lo scorso anno le autorità hanno speso 402 miliardi di yuan (62 miliardi di dollari) per contenere la pandemia. Il premier ha evidenziato anche il sostegno fornito alle altre nazioni durante la crisi sanitaria. Diversi Paesi, fra cui gli Usa, accusano Pechino di usare le forniture estere di vaccini per ottenere vantaggi geopolitici. Secondo Our World in Data, al 28 febbraio in Cina sono state iniettate 3,7 milioni di dosi di vaccino, un dato piuttosto basso (gli Usa sono a 25 milioni; la Gran Bretagna a 32,3 milioni). Allo stesso tempo, il governo cinese ha dichiarato di aver fornito vaccini a 53 Paesi e di averli esportati in altri 27.