Anche Bishkek sceglie la ‘mano forte’, a modello della Russia
di Vladimir Rozanskij

Il progetto per la nuova Costituzione prevede enormi poteri al presidente.  Egli è capo del governo e della magistratura, e nomina personalmente i giudici e il presidente del Consiglio supremo e della Corte Costituzionale, in modo simile alla Costituzione russa del 2020. La sfiducia della popolazione verso tutta la classe dirigente, ha portato ad un plebiscito in favore di Sadyr Žaparov.


Mosca (AsiaNews) - Il parlamento del Kirghizistan ha approvato in prima lettura il progetto di legge che istituisce il referendum sulla nuova Costituzione del Paese. Accolto il 5 marzo scorso, il documento prevede un allargamento delle facoltà del presidente, che da gennaio 2021 è il neo-eletto Sadyr Žaparov (foto 1, insieme a Putin). Da sempre il più instabile dei Paesi dell’Asia centrale ex-sovietica, il Kirghizistan è oggi ufficialmente una repubblica parlamentare, anche se il sistema di governo dello Stato sembra piuttosto variabile.

Nonostante l’approvazione, neanche i deputati hanno potuto visionare l’intero testo della nuova Costituzione, ciò che ha suscitato diverse discussioni in parlamento. Neanche i costituzionalisti più esperti hanno potuto analizzare il testo, né tantomeno spiegarlo alla pubblica opinione, lasciando inevase molte perplessità.

Secondo Edil Bajsalov (foto 2), ambasciatore kirghiso in Gran Bretagna e molto vicino al presidente, il presente compito dell’amministrazione è “arrivare a esprimere pienamente la volontà popolare, già espressa nel primo referendum del 10 gennaio, in cui è stata rifiutata la Costituzione attuale per costruirne una nuova intorno al rafforzamento del potere presidenziale”.

Bajsalov rimanda al mittente le accuse di “usurpazione del potere”, da parte di chi ha permesso “lo scioglimento forzato non solo del parlamento, ma anche del Consiglio Supremo e della Corte Costituzionale”, facendo riferimento alle opposizioni che lo scorso ottobre hanno fomentato le proteste di massa fino al rovesciamento del regime precedente.

Bajsalov ha discusso le sue tesi su currentime.tv in un confronto con la deputata Natalja Nikitenko (foto 3), esponente della frazione Ata-Meken, che ha votato contro il referendum. La deputata ha contestato l’interpretazione dei fatti dello scorso autunno: “Non mi ricordo – ha detto - che in piazza la folla gridasse Vogliamo la repubblica presidenziale! mentre ricordo gli appelli Fermate la corruzione! e Vogliamo elezioni giuste! oltre a chiedere un cambio generazionale della casta al potere, che non mi sembra sia avvenuto”. Secondo la Nikitenko, si può certamente scegliere una forma presidenziale, purché “si preveda un sistema di controlli e contrappesi, che nel progetto non sono evidenti”.

Il precedente testo costituzionale risale al 2010, e fu approvato quando il Paese era nel mezzo di un burrascoso conflitto interetnico, saltando molte procedure istituzionali. Per questo i sostenitori di Žaparov sostengono oggi la necessità di una “guida efficace”, che per le opposizioni è in realtà una “mano forte” di sapore dittatoriale. Žaparov ha vinto le elezioni di gennaio con quasi l’80% dei consensi. Da qui la conclusione di Bajsalov:  è fallito “l’esperimento della democrazia parlamentare nel nostro Paese”.

A detta di tutti, il Kirghizistan ha urgente necessità di profonde riforme soprattutto in campo economico, per riuscire ad elevare il livello di vita dei suoi cittadini. Al di là della forma di governo, il plebiscito in favore di Žaparov è certamente dovuto alla sfiducia della popolazione verso la classe dirigente nel suo insieme. In questo modo, il presidente si è di fatto attribuito anche le funzioni di capo del governo e della magistratura, nominando personalmente i giudici e il presidente del Consiglio supremo e della Corte Costituzionale. Queste prerogative, che dovrebbero essere confermate dal nuovo referendum. Esse corrispondono a quelle decise dalla nuova Costituzione russa del 2020, che sta diventando il modello per tanti Paesi “satelliti”. Non a caso la prima visita ufficiale di Žaparov all’estero è stata proprio al Cremlino, per incontrare il presidente Vladimir Putin.