Sana’a, rogo in un centro migranti: almeno 30 vittime e 90 feriti

All’interno della struttura, gestita dai ribelli Houthi, erano ospitati in larga maggioranza migranti etiopi. Secondo gli attivisti Iom il centro era sovraffollato e ospitava almeno 900 persone, di cui 350 nel settore più colpito dalle fiamme. L’incendio, le cui cause restano ignote, è scoppiato il 7 marzo, in concomitanza con i raid aerei della coalizione araba a guida saudita.


Sana’a (AsiaNews/Agenzie) - Un devastante incendio in un centro per migranti a Sana’a, capitale dello Yemen, ha provocato decine fra morti e feriti. Il rogo è avvenuto il 7 marzo scorso, ma ad oggi non si ha ancora un bilancio definitivo: l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Iom) parla di almeno otto vittime confermate, ma alcuni funzionari delle Nazioni Unite presenti nella zona hanno affermato che i morti sono almeno 30. E il numero potrebbe aumentare. 

Nella struttura sono ospitati in larga maggioranza migranti provenienti dall’Etiopia. Al momento non sono ancora chiare le ragioni che hanno innescato il devastante rogo. Tuttavia, secondo alcune fonti locali nelle ore in cui si sono sviluppate le fiamme erano in atto pesanti bombardamenti da parte della coalizione araba a guida saudita - già in passato accusata di colpire civili, anche bambini - sulla capitale yemenita, controllata dai ribelli Houthi. 

Secondo fonti Onu, nel centro gestito dai ribelli Houthi vi erano almeno 900 migranti, di cui 350 nel settore più colpito dalle fiamme. Attivisti Iom riferiscono di almeno 90 feriti in modo grave, alcuni dei quali in pericolo di vita. “Sebbene le cause non siano ancora chiare - afferma la direttrice regionale Iom Carmela Godeau - gli effetti sono orribili”. “Il nostro pensiero - aggiunge - va alle famiglie delle persone colpite e all’intera comunità” che ora deve poter avere “lo spazio per seppellire in modo decoroso i propri morti” mentre vanno garantite “cure ai feriti”. 

“Molti migranti - prosegue l’attivista - sono in condizioni critiche, per questo vanno soddisfatti i loro bisogni essenziali in termini di cure mediche che restano una priorità urgente. Stiamo incontrando delle difficoltà nel raggiungere i feriti, a causa della presenza delle forze di sicurezza all’interno degli ospedali. Gli operatori sanitari e umanitari - conclude - devono poter avere libero accesso nella cura dei feriti”. 

Ogni anno decine di migliaia di migranti dall’Africa cercano di raggiungere le nazioni del Medio oriente, ricche di petrolio, in cerca di lavoro. Nel 2019 circa 138mila persone hanno affrontato un viaggio avventuroso e irto di difficoltà, che prevede l’attraversamento in mare dalle coste africane (la principale base di partenza è Djibouti) fino allo Yemen. Un numero che si è ridotto in modo drastico lo scorso anno, fermo a quota 37mila, a causa della pandemia di nuovo coronavirus che ha interrotto per qualche tempo il flusso migratorio. Secondo stime Iom a gennaio 2021 sono stati oltre 2500 i migranti arrivati nel Paese arabo, mentre ai primi di marzo il rovesciamento di una imbarcazione sovraffollata ha gettato in mare 80 migranti, almeno 20 dei quali sono morti affogati.