Vescovi indiani: accettabile il vaccino anti-Covid anche se sviluppato da feti abortiti

La Conferenza episcopale indiana ha diffuso un documento sulle risposte etiche alle domande poste dal vaccino contro il coronavirus. "Chi si sottopone ai vaccini disponibili coopera solo in maniera remota e passiva con l'uso di linee di cellule derivate da feti umani abortiti. E viste le morti tra le persone vulnerabili, la vaccinazione può contribuire al bene comune"


Mumbai (AsiaNews) - I cattolici possono in buona coscienza ricevere anche quei vaccini anti-Covid-19, prodotti utilizzando nella ricerca e nella sperimentazione cellule derivate da feti umani abortiti. Lo scrivono i vescovi della Conferenza episcopale dell'India in un documento diffuso oggi intitolato “Una risposta cattolica etica alle domande sui vaccini per il Covid-19”. Il testo - che approfondisce la posizione espressa dalla Congregazione per la dottrina della fede - è stato redatto dal Forum bioetico dell'arcidiocesi di Bangalore ed affronta anche il tema più ampio delle implicazioni di giustizia sociale che la questione dei vaccini sta ponendo nella pandemia.

“Molti vaccini - si legge nel testo - ad alcuni stadi della loro ricerca e produzione utilizzano linee di cellule derivate da feti umani abortiti. L'aborto è immorale e per questo i cattolici devono battersi pubblicamente per lo sviluppo, la sperimentazione e la produzione di vaccini che non utilizzino linee di cellule derivate da feti abortiti”. Questo, però, non giustifica un rifiuto a ricevere questo tipo di vaccini. “Quanti sono sottoposti ai vaccini disponibili - continua il documento - cooperano solo in maniera remota e passiva con l'uso di linee di cellule derivate da feti umani abortiti. I vaccini non contengono cellule fetali e per la distanza morale dall'atto sbagliato questi vaccini non sono immorali. Per questo i cattolici possono ricevere questi vaccini in buona coscienza. E a causa della natura molto seria della malattia e delle morti che coinvolgono gruppi vulnerabili, la vaccinazione può anche contribuire al controllo della pandemia e al bene comune”.

“I programmi vaccinali contro il Covid-19 - si aggiunge ancora - devono tenere in considerazione le questioni legate alla giustizia sociale. Gli individui e le istituzioni debbono fare la loro parte per assicurare che il vaccino raggiunga tutti i beneficiari, particolarmente i più fragili ed emarginati. La destinazione universale dei beni richiede uno sforzo comune per ottenere per ogni persona e per tutti i popoli le condizioni necessarie per uno sviluppo integrale in modo che tutti possano godere dei benefici e contribuire allo sviluppo della comunità umana globale”.

A livello più generale, la Conferenza episcopale indiana chiarisce che “a differenza di quanto affermato da alcune voci, la Chiesa cattolica non è contro la scienza. Tuttavia crede fermamente che nella scienza e nelle sue applicazioni vi siano delle preoccupazioni morali da tenere in considerazione. I cattolici devono essere consapevoli delle implicazioni morali delle scoperte scientifiche e valutarle alla luce degli insegnamenti della Chiesa”.

Infine il documento ribadisce il valore etico dei comportamenti individuali e collettivi anche in altri aspetti che hanno a che fare con la prevenzione del diffondersi della pandemia: “Ciascuno deve seguire diligentemente le linee guida diffuse dalle autorità sanitarie contro il Covid-19 per proteggere se stessi e le persone intorno. La stigmatizzazione degli ammalati o di chi non ha ancora ricevuto il vaccino è pericolosa per l'individuo e per la società. Per tutti è importante accedere a informazioni affidabili da fonti valide e diffondere esclusivamente questo tipo di notizie, con la consapevolezza che le informazioni false danneggiano gli sforzi per controllare la pandemia. Dobbiamo cercare in noi stessi e come istituzioni percorsi attraverso i quali rafforzare l'impegno collettivo per affrontare la pandemia a beneficio di tutti e specialmente per chi è povero, fragile ed emarginato”.