Yangon (AsiaNews) – In occasione della giornata mondiale di preghiera per il Myanmar, lanciata da Christian Solidarity Worldwide per il 10 marzo, il card. Charles Maung Bo ha diffuso un video pubblicato il giorno dopo da Radio Veritas Asia. Il porporato, che è arcivescovo di Yangon e presidente della Fabc (Federazione delle conferenze episcopali asiatiche), sta tentando una mediazione fra la giunta militare, autrice del colpo di Stato, e la popolazione e il partito vincitore delle elezioni, la Lega nazionale della democrazia di Aung San Suu Kyi. Molti fedeli, però lo criticano per essere “troppo neutrale” nel suo atteggiamento, mentre nel Paese aumentano gli uccisi dalle forze di sicurezza.
Nel messaggio, oltre a ringraziare “dal più profondo del cuore” coloro che pregano per il suo Paese, egli fa anche una breve analisi della situazione: il colpo di Stato sembra “portare indietro” il Myanmar, alla “repressione militare, brutalità, dittatura”, annegando ancora una volta la popolazione in “un altro capitolo di oscurità, sangue versato, dopo anni di iniziale democrazia, in cui abbiamo visto un pò di sole”. A un certo punto egli dice che i militari “devono stare al loro posto”, ossia al servizio del Paese e non come padroni di esso, e devono “difendere il popolo, non ucciderlo”.
A conclusione, egli chiede preghiere per il Paese, per la liberazione di Suu Kyi e dei suoi collaboratori, e anche preghiere per il gen. Min Aung Hlaing, perché come san Paolo, sia folgorato dalla verità.