Hong Kong: confermata la prigione per 21 dei 47 democratici sotto processo (VIDEO)

Il giudice ha negato la libertà su cauzione a 10 attivisti accusati di sovversione; altri 11 avevano ritirato la richiesta. Nuove udienze di scarcerazione nei prossimi giorni. Solo cinque dei 47 incriminati sono in libertà. Slogan a sostegno degli imprigionati anche negli stadi.


Hong Kong (AsiaNews/Agenzie) – La Magistrates’ Court di West Kowloon ha respinto stamane i ricorsi presentati da 11 personalità pro-democrazia contro la loro incarcerazione decisa il 4 marzo. Altri 10 hanno ritirato all’ultimo momento la domanda per la libertà su cauzione.

I 21 fanno parte di un gruppo di 47 persone arrestate il 28 febbraio per sovversione in base alla legge sulla sicurezza nazionale voluta da Pechino. Domani e il 15 marzo vi saranno altre udienze per l’eventuale scarcerazione. La scorsa settimana solo cinque fra loro hanno ottenuto la libertà.

Nel luglio 2020 alcuni dei 47 avevano organizzato elezioni primarie del fronte democratico per concorrere alle legislative di settembre (poi rinviate): altri di loro vi avevano partecipato. Secondo la procura, organizzando quelle elezioni, che miravano ad assicurare al fronte democratico 35 o più seggi al Legco (il Parlamento cittadino), essi hanno “complottato” per "sovvertire" l’esecutivo di Carrie Lam.

Il processo nei confronti degli attivisti si aprirà il 31 maggio: essi rischiano l’ergastolo. Come in tutte le altre udienze, anche oggi una folla di simpatizzanti democratici si è presentata in tribunale per esprimere sostegno agli accusati. Negli ultimi giorni si sono moltiplicate le manifestazioni di protesta per l’arresto dei 47. Il 10 marzo, al 47° minuto di una partita di calcio allo stadio di Mong Kok, il pubblico si è alzato in piedi battendo le mani e chiedendo la liberazione dei detenuti. Una scena simile si è avuta anche il 5 marzo (v. video).

Per il campo democratico e osservatori esterni, la legge sulla sicurezza è usata dalle autorità pro-Pechino per soffocare il dissenso e allineare la città alle posizioni del governo comunista. Lo stesso discorso vale per la riforma elettorale approvata ieri dall’Assemblea nazionale del popolo: essa è concepita per limitare le possibilità di elezione al Legco dei candidati filo-democratici.