Yangon, proteste con le auto e prima dell’alba, dopo un weekend di sangue
di Francis Khoo Thwe

Cortei di auto e clacson e saluto della mano con tre dita. Ieri uccise due persone a Mandalay e a Monywa. Il bilancio dei morti è di oltre 250. Insegnanti minacciati di licenziamento se non interrompono la disobbedienza civile. Il ministro degli Esteri di Singapore va in Brunei.


Yangon (AsiaNews) – Nuove proteste sono in corso oggi, dopo un fine settimana di sangue per l’uccisione di alcuni manifestanti.

Stamane a Yangon, dietro indicazione di attivisti, molte auto hanno suonato il clacson di continuo, mentre gli occupanti salutano alzando la mano con le tre dita, divenuta il simbolo della resistenza per la democrazia.

Vi sono state anche due manifestazioni prima dell’alba in due zone commerciali della capitale economica. Ieri, invece, a Mandalay, prima dell’alba vi è stata una grande manifestazione del personale medico, tutti in camice bianco.

Ieri a Mandalay una persona è stata uccisa in un tafferuglio fra i residenti di un quartiere e le forze di sicurezza, che cercavano di entrare in una scuola per farne una loro base.

A Monywa un uomo è stato colpito da un proiettile della polizia mentre egli insieme ad altri attivisti cercavano di costruire una barricata.

Secondo l’Associazione per l’assistenza dei prigionieri politici, dall’inizio del colpo di Stato sono state uccise almeno 250 persone.

Quest’oggi scade anche l’ultimatum che la giunta ha emesso contro gli insegnanti che partecipano allo sciopero e alla disobbedienza civile: se entro oggi essi non ritornano in classe, saranno licenziati. La stessa minaccia pesa sul personale medico e sui lavoratori.

Intanto, dopo le critiche alla giunta da Indonesia e Malaysia, quest’oggi il ministro degli Esteri di Singapore, Vivian Balakrishnan, è volato in Brunei, per poi andare in Malaysia e Indonesia. Al presente il Brunei è il presidente di turno dell’Asean (Associazione delle nazioni del sud-est asiatico), che Jakarta e Kuala Lumpur spingono ad un incontro di emergenza sulla crisi del Myanmar.

Singapore è il maggior investitore straniero in quel Paese, ma è anche uno dei più pragmatici. Fino ad ora, Balakrishnan ha solo predicato la “stabilità” e la “fine delle violenze”, avallando anche l’idea della giunta di Min Aung Hlaing di mantenere il potere fino a nuove elezioni, rigettando le scorse elezioni di novembre, stravinte dal partito di Aung San Suu Kyi.