Delhi, masse di agricoltori in protesta bloccano il nord del Paese

Da quattro mesi si oppongono alla riforma agraria voluta dal premier Modi. Occupate linee ferroviarie e la grande autostrada tra la capitale federale e l’Uttar Pradesh. Il dialogo tra sindacati e governo è fermo. Industriali: a rischio la ripresa economica dalla pandemia.


New Delhi (AsiaNews) – Decine di migliaia di agricoltori che si oppongono alla riforma agraria hanno bloccato oggi il nord del Paese. A quattro mesi esatti dall’inizio delle proteste, i negoziati tra i sindacati del settore e il governo sono fermi. Per questo motivo, i contadini hanno annunciato che le proteste proseguiranno.

Gruppi di manifestanti hanno occupato diverse linee ferroviarie, portando alla cancellazione di almeno 30 treni passeggeri e 20  convogli merci. Bloccata anche un’autostrada ad alta percorrenza tra Delhi e l’Uttar Pradesh. Gli altri Stati più colpiti sono il Punjab e l’Haryana: masse di contadini da questi territori sono accampati da fine novembre alle porte della capitale federale. Le loro azioni di sabotaggio provocano grandi problemi alla circolazione urbana e al tessuto industriale di una grande area attorno Delhi.

Approvata in settembre, la riforma liberalizza il mercato agricolo: gli agricoltori indiani possono vendere ora a chiunque a qualsiasi prezzo, invece di essere obbligati a cedere i raccolti a depositi statali a un prezzo fisso. I coltivatori – soprattutto quelli con piccoli appezzamenti – vogliono che la riforma sia smantellata e che sia ripristinato il precedente sistema “controllato”, con la garanzia di un prezzo minimo per i loro prodotti. Il timore dei contadini è che con le nuove regole i grandi gruppi monopolizzino il mercato imponendo prezzi più concorrenziali.

Narendra Modi difende l’iniziativa. Secondo il premier nazionalista indù essa porterà grandi vantaggi a decine di milioni di coltivatori. I sostenitori del governo osservano che la normativa non elimina il sistema d’acquisto a un prezzo fissato di riso e granaglie da parte delle agenzie pubbliche. La maggior parte degli economisti e degli esperti indiani la pensa allo stesso modo. Essi criticano però l’esecutivo per non aver consultato gli agricoltori prima di varare il provvedimento.

Gli industriali hanno avvertito che il proseguimento delle proteste rischia di vanificare la ripresa dalla pandemia da coronavirus. Essi calcolano che le manifestazioni faranno crescere i costi dei trasporti dell’8-10%, con ricadute sull’economia nazionale.