Minacce e licenziamenti per le vignette su Maometto

Francesi, danesi e norvegesi sono "obiettivi", avvertono alcuni gruppi di militanti palestinesi. Licenziato il direttore di France Soir che le ha pubblicate, ma sono numerosi i giornali europei che le stanno mostrando. Il leader di Hezbollah evoca la fatwa di Khomeini contro Salman Rushdie.


Beirut (AsiaNews) – Le Brigate dei martiri Al-Aqsa e il Comitato do resistenza popolare hanno avvertito "tutti coloro che hanno la nazionalità o lavorano nel corpo diplomatico di quei Paesi sono obiettivi", il capo di Hezbollah in Libano ha evocato la fatwa di Khomeini contro Salman Rushdie, il tollerante Marocco ha vietato la diffusione di un giornale francese che le riproduceva, i ministri degli interni dei Paesi arabi, riuniti a Tunisi, hanno chiesto al governo danese di "sanzionare con fermezza" gli autori delle caricature di Maometto pubblicate in settembre dal quotidiano Jyllands-Posten. Sono gli atti più recenti di una reazione che sta coinvolgendo l'intero mondo islamico, dal Libano all'Indonesia, accanto a manifestazioni di piazza ed ad un boicottaggio dei prodotti danesi arrivato ai banchi dei supermercati. E controproteste ci sono state a Copenhagen.

Da parte sua la stampa europea si sta schierando, almeno in parte, contro quello che viene visto come un attacco alla libertà di espressione, ma il direttore di France Soir viene licenziato per averle pubblicate e quello del Jyllands-Posten invia lettere di spiegazioni e di scuse. Le 12 vignette che scherzavano su Maometto, intanto, sono state ripubblicate, tutte o alcune, anche in Italia (Corriere della sera e La stampa), Germania (Die Welt), Spagna (El Periodico), Svizzera (Blick e le annuncia La Tribune de Genève), Olanda (De Volkskrant, De Telegraaf e NRC Handelsblad) e Repubblica ceca (Dnes).

Lo scontro, perché ormai di questo si tratta, è tra un concetto "laico" di libertà e l'esigenza di rispetto verso una convinzione religiosa. Ma a quest'ultimo fronte si uniscono atteggiamenti e toni minacciosi, che ingenerano preoccupazione. Così è per la frase di Hassan Nasrallah, il capo degli Hezbollah libanesi, per il qual ei giornali occidentali "non avrebbero osato prendere in giro il Profeta, se un musulmano avessero avuto il coraggio di eseguire la fatwa dell'imam Khomeini contro Salman Rushdie". Gli fanno in qualche modo eco le manifestazioni svoltesi, tra l'altro, a Gaza, in Indonesia e in Malaysia.

Da parte sua il direttore del Jyllands-Posten, Carsten Juste, in una lettera integralmente pubblicata dal Middle Est Times scrive tra l'altro che "la pubblicazione delle vignette è stata mostrata come una campagna anti-islamica", mentre sono state pubblicate "come parte di un dibattito sulla libertà di espressione, un diritto considerato molto importante in Danimarca". "Non c'è mai stata l'intenzione del giornale di offendere le convinzioni religiose di qualcuno, come sfortunatamente è accaduto". La lettera ricorda infine che più volte il giornale si è scusato per aver involontariamente offeso dei credenti.

In Europa, la stampa esamina il caso o parla di attentato alla libertà di espressione. France Soir, in un editoriale, scrive tra l'altro: "l'Islam vieta ai suoi fedeli qualsiasi rappresentazione del Profeta", "la questione che si pone è la seguente: tutti coloro che non sono musulmani sono tenuti a rispettare il divieto?". Ma Raymond Lakah, proprietario del quotidiano parigino, ha annunciate il licenziamento del direttore Jacques Lefranc.

Il confronto è arrivato a livello politico. Alcuni Paesi islamici, come la Libia e l'Arabia saudita hanno compiuto formali passi diplomatici, richieste di interventi del governo danese sono arrivate un po' da tutte le parti.

I governi occidentali chiamati in causa hanno replicato chiamando in causa la libertà della stampa. "La pubblicazione riguarda solo la responsabilità del giornale", ha detto il ministro francese per gli Affari esteri Philippe Douste-Blazy. Analogamente il portavoce del governo danese. Ma sembrano non riuscire a placare l'ira dell'islam, almeno per ora.