Ancora 20 uccisi a Saigang e Bago. A Londra i militari espellono l’ambasciatore birmano dalla sua stessa ambasciata
di Francis Khoo Thwe

In una manifestazione a Kalay, i soldati “sparavano in ogni direzione” e hanno teso imboscate ai manifestanti. Tre degli uccisi non erano parte della protesta. A Bago due uccisi in una zona residenziale. Nei villaggi vi è arruolamento forzato di uomini o giovani. Chi si rifiuta viene arrestato. Molti villaggi sono abbandonati perché la gente fugge. Kyaw Zwar Minn, l’ambasciatore birmano, ex militare, si era espresso a favore di Aung San Suu Kyi.


Yangon (AsiaNews) – Le forze di sicurezza del regime hanno ucciso almeno altre 20 persone nella zona di Saigang e di Bago. La maggior parte delle uccisioni – 11 – sono avvenute a Kalay, nella zona nord-occidentale. Secondo testimonianze locali, i soldati “sparavano in ogni direzione” e hanno teso perfino delle imboscate ai manifestanti. Tre degli uccisi non erano parte della protesta.

Altre sette persone sono state uccise a Taze, sempre nella regione di Sagaing, durante una manifestazione (foto 1). Era la prima volta che a Taze i militari attaccavano una dimostrazione di massa. Negli scontri vi sono stati alcune decine di feriti, fra cui un monaco buddista.

A Bago (80 km a nordest di Yangon) le truppe armate sono entrate in una zona residenziale e hanno aperto il fuoco, uccidendo due persone, Chan Myae di 20 anni, e A Nge Lay di 48 anni. Entrambi sono stati uccisi con un colpo alla testa. Il corpo del più anziano non è stato trovato. Sui social crescono le accuse contro i militari che nascondono e trafugano i cadaveri per disprezzo verso le famiglie e (forse) per utilizzarli nel commercio di organi.

L’Associazione per l’assistenza dei prigionieri politici (Aapp) ha confermato che fino a ieri sera il numero totale di civili uccisi è giunto a 606.

Un problema costante per la popolazione è costituito dai rastrellamenti notturni nelle zone residenziali e nei villaggi dove i militari pensano vi siano attivisti e membri della Lega nazionale per la democrazia, il partito di Aung San Suu Kyi. I soldati penetrano nelle case, uccidono persone anche senza che queste oppongano resistenza, distruggono quanto si trova. Poi arrestano militanti e non.

Nei villaggi succede anche che i capi militari esigano uomini per arruolarli nel combattimento o solo come “animali da soma”, per trasportare armi e materiali. Nei 70 anni di dittatura militare, questo stile è stato molto utilizzato e condannato dalla comunità internazionale, soprattutto perché coinvolgeva bambini-soldato.

Chi si rifiuta viene arrestato, o fugge. Abitanti di diversi villaggi fuggono nella foresta e i villaggi rimangono deserti.

Il censimento dell’Aapp dice che al presente vi sono almeno 3mila prigionieri, ma vi sono molti arresti che non sono documentati.

La notte scorsa il conflitto del Myanmar è scoppiato a Londra: l’ambasciatore birmano Kyaw Zwar Minn è rimasto fuori dell’ambasciata e ha passato la notte nella sua auto (foto 2). Secondo fonti, il suo vice, Chit Win, ha preso il potere su mandato della giunta, espellendolo dalla sede diplomatica. Nelle scorse settimane, Kyaw Zwar Minn, ex militare anche lui, si era espresso a favore della liberazione di Aung San Suu Kyi e del presidente Win Myint e aveva messo in guardia la giunta da una possibile guerra civile.

Fino ad ora, la Gran Bretagna ha condannato il colpo di Stato e attuato sanzioni su alcuni generali della giunta, bloccando alcuni commerci. Non è ancora chiaro quale possa essere la prossima mossa del governo di Londra. Un portavoce del Foreign Office ha dichiarato di attendere “chiarificazioni sullo stato corrente dell’ambasciatore del Myanmar a Londra”.