Erevan, migliaia di armeni in piazza per ricordare il genocidio

Almeno 10mila persone hanno sfilato per le vie della capitale. La folla, con torce e candele in mano, si è raccolta attorno al memoriale delle vittime. Bruciate bandiere della Turchia e dell’Azerbaijan. Attesa per il possibile riconoscimento del genocidio da parte di Biden. Una mossa che sul fronte turco comporterebbe la distruzione “irreparabile” delle relazioni.


Erevan (AsiaNews) - Almeno 10mila persone hanno sfilato ieri sera per le vie di Erevan, capitale dell’Armenia, per commemorare il genocidio del 1915 per mano dell’impero ottomano durante la Prima guerra mondiale. La folla, con in mano ceri o torce accese a simboleggiare le vittime, si è radunata nel centro della città attorno al memoriale realizzato in ricordo del massacro. 

Alcuni dimostranti hanno intonato dei canti patriottici, altri ancora suonavano i tamburi. La marcia è promossa tutti gli anni alla vigilia del 24 aprile, data che simboleggia l’inizio del genocidio. Dei militanti del partito nazionalista e di opposizione Federazione rivoluzionaria armena (Fra), alla testa del corteo, hanno bruciato bandiere della Turchia e dell’Azerbaijan, contro i quali si è combattuto una guerra nei mesi scorsi nel Nagorno-Karabakh

La commemorazione di quest’anno è segnata dall’attesa per il possibile annuncio da parte del presidente degli Stati Uniti Joe Biden del riconoscimento come “genocidio” del massacro degli armeni durante la “grande guerra”. Ieri un portavoce del Dipartimento di Stato, rilanciato da New York Times e Wall Street Journal, ha detto che un annuncio è atteso per la giornata di oggi. 

Interpellato sulla questione il diplomatico in pensione Şükrü Elekdağ, ambasciatore negli Usa dal 1979 al 1989, sottolinea che l’eventuale “riconoscimento” da parte della Casa Bianca “ha il potenziale di “minare e distruggere in modo irreparabile le relazioni turco-americane”.

Il genocidio armeno è già riconosciuto da una trentina di nazioni e dalla comunità degli storici. Si stima che tra 1,2 e 1,5 milioni di armeni furono uccisi dall’Impero Ottomano in quel periodo controverso. Ankara rifiuta l’uso del termine “genocidio” e respinge le accuse di sterminio, parlando di massacri reciproci in un contesto di guerra e carestie. 

Un eventuale riconoscimento da parte di Washington rischierebbe di complicare ancor più le relazioni all’interno della Nato, alleanza atlantica di cui fanno parte sia gli Stati Uniti che la Turchia. Da anni Erevan chiede un risarcimento finanziario alla Turchia e il ripristino dei diritti di proprietà dei discendenti delle vittime dei massacri, conosciuti in armeno come Meds Yeghern (“il grande crimine”).