Padre Tulino: Il primo annuncio a Phnom Penh

La testimonianza di un sacerdote del Pime nel quartiere di Ta Khmau dove i cattolici sono appena cinque. "Molti qui non hanno mai sentito parlare di Gesù, ma quando fanno esperienza della gratuità di Dio si aprono molte porte”.


Phnom Penh (AsiaNews) - “Non siamo ancora nemmeno alla semina del Vangelo, qui stiamo ancora arando”. Padre Giovanni Tulino, missionario italiano del Pime a Ta Khmau, un quartiere di 60mila abitanti a una decina di chilometri dal centro della capitale, riassume così la sua esperienza di missionario in una comunità che conta appena cinque cattolici. E di questa sua frontiera dell'evangelizzazione ha parlato ieri sera in un colloquio di un'ora in streaming organizzato dal Centro missionario Pime di Milano nell'ambito dei “Mercoledì del Pime”.

In Cambogia dal 2014, nel 2017 p. Tulino ha raccolto a Ta Khmau l'eredità del suo confratello p. Mario Ghezzi che, su invito del vicario apostolico di Phnom Penh, aveva aperto tre anni prima una nuova presenza cattolica tra la popolazione khmer in una zona in cui la città sta crescendo. “Qui la maggior parte della gente - racconta il missionario - non sa che cos'è la Chiesa. Molti non hanno nemmeno mai sentito parlare di Gesù. Ma quando fanno esperienza della gratuità di Dio si aprono molte porte”.

P. Tulino definisce la sua come la “missione dell'attesa, perché attendere è una delle declinazioni più belle del verbo amare”. Cita le difficoltà ma anche la bellezza di un primo annuncio in cui “a volte ci si sente come l'apostolo Paolo a dover inventare un linguaggio per raccontare in che cosa credi a chi hai di fronte”. La comunità di Ta Khmau oggi ha un piccolo gruppi di catecumeni che hanno iniziato un percorso che forse un giorno li porterà a ricevere il battesimo. “Sono rimasti colpiti - spiega il missionario del Pime - dal fatto che qualcuno si prenda cura di loro. Ma le difficoltà sono tante”.

La cura è la cifra di questa missione così nascosta. “Da qualche mese - continua p. Tulino - abbiamo realizzato il sogno di acquistare una casa che si trova accanto alla mia. Lì abbiamo avviato un asilo per 35 bambini e un doposcuola. Teniamo aperto il cancello dalle sei del mattino alle sette di sera, è l'unico spazio per i ragazzi nella zona e i genitori si fidano a mandarli”. Anche in Cambogia, però, ora bisogna fare i conti con il Covid-19: “Da alcuni giorni - spiega il missionario - siamo in lockdown totale. Fino ad ora nel Paese il numero dei casi era stato contenuto, le misure per impedire la diffusione sono state molto rigide. Anche adesso c'è un posto di blocco a 100 metri da casa mia. Di fatto sono giorni che non vedo nessuno”.

Intanto però c'è un'altra attesa che potrebbe presto compiersi: “Con il nuovo edificio a disposizione adesso avevamo cominciato a trasformare la sala polifunzionale in un luogo da dedicare solo alla preghiera. Lo dico con l'emozione di chi sa che quando sarà pronta rimarrà a lungo l'unica chiesa per questa comunità”.