Appello all’Onu: Non un proiettile in più alla giunta militare in Myanmar
di Francis Khoo Thwe

Circa 200 organizzazioni internazionali chiedono al Consiglio di Sicurezza di attuare un embargo sulla vendita delle armi. L’opposizione di Cina e Russia, maggiori fornitori della giunta. Anche Ucraina, Turchia, India, Serbia, Israele, Italia vendono armi al Myanmar. La Corea del Sud ha fermato le sue vendite dopo il colpo di Stato. In questi mesi sono stati uccise 769 persone, compresi 50 bambini piccoli fino a 6 anni. Ancora manifestazioni contro la giunta a Yangon, Mandalay, Magway, Tabayin.


Yangon (AsiaNews) – “Non un proiettile in più alla giunta”: lo chiedono più di 200 organizzazioni internazionali al Consiglio di sicurezza dell’Onu perché imponga un embargo sulle armi nel Paese. L’appello chiede anche di passare subito all’azione perché è urgente aiutare a non accrescere il numero di uccisi durante le proteste pacifiche degli oppositori al colpo di Stato.

La dichiarazione diffusa ieri sera, sottolinea che l’esercito della giunta “ha dimostrato un insensibile disprezzo per la vita umana” sin dal primo giorno. Dal primo febbraio ad oggi sono stati uccise 769 persone, compresi 50 bambini piccoli fino a 6 anni. In più, sono stati arrestati quasi 4mila attivisti, giornalisti, impiegati statali e politici e diverse centinaia sono scomparsi.

“In queste circostanze – concludono le organizzazioni – nessun governo dovrebbe vendere più nemmeno un proiettile alla giunta”.

Il Consiglio di sicurezza Onu ha già prodotto diverse dichiarazioni sul colpo di Stato in Myanmar, chiedendo il ritorno alla democrazia, il rilascio dei prigionieri politici, la fine delle violenze, ma non ha mai potuto intraprendere azioni a causa dei veti imposti da Cina e Russia, e del voto contrario di qualche altro Stato.

“Il tempo delle dichiarazioni è passato – affermano le organizzazioni – e il Consiglio di sicurezza dovrebbe portare a un nuovo livello il suo consenso sul Myanmar per giungere a un’immediata e sostanziale azione”.

Secondo diversi studi, Cina e Russia sono fra i maggiori venditori di armi alla giunta militare del Myanmar. Mosca vende aerei e elicotteri da combattimento; Pechino vende aerei da combattimento, armi navali, veicoli blindati, droni da ricognizione. Fra i fornitori di armi vi sono anche Ucraina, Turchia, India, Serbia, Israele. Anche l’Italia è stata accusata di vendere proiettili alla giunta. La Corea del Sud forniva anch’essa armi, ma dopo il colpo di Stato ha imposto un blocco alle vendite.

Intanto, in tutto il Paese, anche oggi si registrano manifestazioni contro la giunta e a favore del nuovo governo di unità nazionale. Si registrano manifestazioni di studenti a Yangon e a Mandalay (foto 1). In quest’ultima città, vi è stata anche una dimostrazione dell’associazione dei monaci buddisti (foto 2). A Magway, nel centro del Paese, “un fiume umano”, come lo definiscono i locali, ha dimostrato contro “il capo-terrorista” gen. Min Aung Hlaing e il colpo militare (foto 3).  A Tabayin (regione di Sagaing) insegnanti, studenti e scolari hanno marciato rifiutando l’educazione sotto il regime militare, che tende a un “lavaggio di cervello”. Gli insegnanti vogliono continuare il movimento di disobbedienza civile e  tenere chiuse le scuole (foto 4).

In diverse città, con raid notturni e al mattino, le forze di sicurezza hanno arrestato decine di attivisti.