Onu: le multinazionali devono difendere i diritti umani contro la giunta in Myanmar
di Francis Khoo Thwe

Diverse multinazionali – fra cui Coca-Cola, Heineken, Nestle, Unilever, Facebook e H&M - hanno firmato una dichiarazione contro il colpo di Stato. Ma la francese Total e la statunitense Chevron continuano il business con la giunta. L’industria petrolifera permette ai militari ricavi per oltre 1,5 miliardi di dollari. Nuovo bilancio: ad oggi , la giunta ha compiuto 3885 arresti e ha ucciso 785 persone


Yangon (AsiaNews) – Esperti Onu dei diritti umani hanno chiesto alle multinazionali di contrastare le violazioni ai diritti umani ad opera della giunta militare e dei capi del colpo di Stato. Una dichiarazione dell’Ufficio Onu per i diritti umani, afferma perentoria che “il commercio deve manifestare responsabilità verso i diritti umani”.

Fino ad ora sono state ong e gruppi di pressione a chiedere un impegno perché la giunta non continui ad arricchirsi con fondi stranieri provenienti dal commercio internazionale. L’Ufficio Onu afferma che “alcune multinazionali hanno dichiarato il loro sostegno pubblico allo stato di diritto e ai diritti umani, e hanno tagliato i rapporti con la giunta; ma molti continuano a commerciare con i militari come se nulla fosse accaduto”. In questo modo, si dice, si diventa complici nei loro crimini. L’Onu non cita alcun nome, ma nelle scorse settimane si sa che circa 50 compagnie straniere – fra cui Coca-Cola, Heineken, Nestle, Unilever, Facebook e H&M - hanno firmato una dichiarazione esprimendo preoccupazioni per il colpo di Stato.

Molte compagnie asiatiche – meno qualche colosso sudcoreano e giapponese – sono rimaste in silenzio.

I gruppi per i diritti umani chiedono da tempo che la francese Total e la statunitense Chevron taglino i ponti con la giunta. Si calcola che il settore petrolifero faccia ricavare alla giunta più di 1,5 miliardi di dollari. La Chevron combatte con Dipartimento di Stato Usa contro le sanzioni alla giunta; la Total – come appare da un lungo servizio sul quotidiano Le Monde – si fa schermo sui fondi che attraverso trasferimenti offshore, fa intascare alle compagnie legate all’esercito.

Secondo gli esperti, gli interessi economici della giunta sono rimasti quasi gli stessi e non sono stati tagliati dagli altri Stati o multinazionali presenti in Myanmar.

Intanto, molti strati della popolazione continuano il movimento di disobbedienza civile, che rende difficile la gestione di ospedali, scuole, banche, uffici pubblici. Per fermare tale movimento, le forze di sicurezza compiono raid di giorno e di notte, sequestrando attivisti, giovani, genitori.

Secondo l’Associazione per l’assistenza ai prigionieri politici, dal 1° febbraio, primo giorno del colpo di Stato, a ieri la giunta ha eseguito 3885 arresti e ha ucciso 785 persone.