La giunta militare rimuove due diplomatici dissidenti di stanza in Giappone
di Francis Khoo Thwe

Critici delle violenze contro l’opposizione democratica, i due inviati hanno chiesto aiuto al governo nipponico. Per le imprese giapponesi presenti in Myanmar, Tokyo è troppo “debole” con i generali birmani. I militari golpisti hanno richiamato in patria circa 100 diplomatici ribelli.  

 


Yangon (AsiaNews) – La giunta militare ha rimosso due diplomatici di stanza presso l’ambasciata a Tokyo. I due inviati hanno boicottato le attività della missione in segno di protesta contro il golpe che a febbraio ha rovesciato il governo civile di  Aung San Suu Kyi, leader della Lega nazionale per la democrazia. Lo riporta stamane Kyodo News, che cita fonti diplomatiche birmane.

Il regime del generale Min Aung Hlaing ha già licenziato in febbraio l’ambasciatore presso le Nazioni Uniti, ed esautorato lo scorso mese l’inviato a Londra.

Ai due diplomatici in servizio a Tokyo, un primo e un secondo segretario, è stato ritirato lo status diplomatico e vietato l’ingresso negli edifici dell’ambasciata. Entrambi hanno chiesto alle autorità giapponesi di mantenergli le credenziali diplomatiche, che hanno ricevuto su mandato dell’amministrazione Suu Kyi, scelta dal popolo con un voto democratico.

Il ministero nipponico degli Esteri ha dichiarato che la posizione dei due dissidenti sarà valutata in base a come evolverà la situazione in Myanmar. The Irrawaddy fa notare che il Giappone è il primo fornitore di aiuti allo sviluppo all’ex Birmania e il quarto investitore nel Paese. Secondo un sondaggio indipendente condotto in aprile fra 135 uomini d’affari giapponesi residenti in Myanmar,  il 71% degli intervistati considera “debole” la risposta di Tokyo al colpo di mano di Min Aung Hlaing.

Molti diplomatici del Myanmar si sono schierati contro il colpo di Stato dei militari, arrivato dopo che la Lega nazionale per la democrazia ha vinto in modo schiacciante le elezioni di novembre. Come larga parte della comunità internazionale, essi chiedono ai generali di Naypyidaw di mettere fine alle violenze contro gli oppositori, liberare i prigionieri politici e riconsegnare il potere alle autorità civili.

La giunta ha richiamato in patria circa 100 inviati che sostengono il movimento di disobbedienza civile in Myanmar. Essi erano di stanza in 20 Stati, compresi Stati Uniti, Gran Bretagna e Singapore. Alcuni di loro non hanno rispettato l’ordine e sono rimasti nei Paesi d’assegnazione.