India, missionari cristiani espulsi dal Kerala
di Nirmala Carvalho

I tre evangelici americani avevano un permesso di soggiorno turistico, ma secondo estremisti indù conducevano opere di proselitismo. Presidente dell'All India Catholic Council: il cambio di governo non ha comportato un cambiamento anche di queste procedure burocratiche, che spesso si ritorcono sugli indiani stessi.


Thrivananthapuram (AsiaNews) – Tre missionari americani di gruppi protestanti sono stati espulsi da Thrivananthapuram – Kerala, India sud occidentale - per aver violato le norme relative ai permessi di soggiorno. Attivisti cristiani nel Paese intanto denunciano che la regolamentazioni sulle entrate degli stranieri crea diverse difficoltà anche agli indiani stessi.

Secondo le accuse mosse dal Rashtriya Swayamsewak Sangh (Rss, braccio armato del partito fondamentalista Bjp) e dal Neyyattinkara Taluk Committee of the Hindu Aikya Vedi, Terrel Davis Heze, Van Meter Carl Micheal e Taylor David Lee, in India con permessi d'affari e turistici, conducevano invece azioni di proselitismo. Le loro iniziative, interrotte dalla polizia, avrebbero interessato due zone al confine con il Tamil Nadu.

Il 3 febbraio le autorità locali hanno annunciato: "Abbiamo espulso tre persone per violazione delle norme sui permessi di soggiorno". I missionari, da parte loro, dichiarano di essere tornati negli Usa di loro iniziativa.

Commentando l'accaduto il presidente dell'All India Catholic Council, John Dayal, fa notare che "nonostante il cambio di governo in India non si è verificato nessun cambiamento nelle procedure burocratiche e le norme sui permessi di soggiorno ne sono un esempio". L'attivista cattolico denuncia come l'ossessione del proselitismo di cristiani stranieri crei non poche difficoltà anche agli stessi indiani. "Durante le feste di Natale  – racconta Dayal – molti miei amici sposati con donne australiane, americane o europee, hanno avuto esperienze tragiche". "Le autorità per l'immigrazione - continua - hanno negato i permessi alle mogli, che erano in regola, con l'accusa che le donne erano missionarie. Ma la maggior parte di loro sono solo giovani madri, che desideravano stare con la loro famiglia".

Sembra esserci una sorta di discriminazione con la quale le autorità concedono permessi. Dayal sottolinea che alcuni predicatori europei e americani sono autorizzati ad entrare nel Paese e persino a partecipare a incontri religiosi organizzati da indù. "Perchè altri cristiani che hanno lo stesso scopo -  si chiede l'attivista - vengono invece fermati? Nessuno è in grado di rispondere".  

Dalla metà degli anni '60 le autorità indiane rifiutano di accogliere missionari stranieri che vogliano risiedere stabilmente nel Paese. Coloro che arrivano oggi possono usufruire solo di permessi turistici e rimanere quindi nel paese per periodi brevi. Solitamente i missionari ottenevano il rinnovo dei loro permessi di soggiorno, ma nel marzo del 1999, con il Bjp al governo, alcuni missionari dichiaravano una restrizione di tali concessioni.