La Siberia va a fuoco
di Vladimir Rozanskij

Negli ultimi giorni incendi estesi per 6.300 ettari. Il rogo più vasto ha colpito la provincia dello Enisej. Greenpeace Russia: la situazione può peggiorare. Esperta russa: prevenzione inesistente in tutto il Paese. Nel 2019 andati in fumo 9 milioni di ettari di bosco.  


Mosca (AsiaNews) – La prima settimana di giugno è stata rovente in tutta la Siberia, anche a causa dei rialzi eccessivi delle temperature, un fenomeno dovuto ai cambiamenti climatici.  Nella regione di Krasnojarsk (Siberia centrale) gli incendi boschivi negli ultimi giorni sono aumentati di 23 volte rispetto alla settimana precedente, estendendosi per 6.300 ettari. Il 6 giugno il fuoco ha devastato 10mila ettari di bosco in oltre 10 regioni siberiane.

Il rogo più vasto, oltre 5mila ettari, è stato rilevato a 13 km dal villaggio di Kolmogorovo. Si trova nella provincia dello Enisej, il grande fiume che attraversa il territorio asiatico della Federazione russa per 3.500 km. Nel piccolo centro vivono 60 persone; esse non sono state evacuate, ma affidate alle misure d’emergenza della Protezione Civile. In tutto stanno bruciando ben 26 boschi, secondo le stime diffuse dai media.

Il vice capo del Dipartimento per l’amministrazione dei boschi, Jurij Ivanko, ha spiegato che la rapida diffusione degli incendi è iniziata proprio dalla zona dello Enisej: “Ad oggi in quel territorio stanno lavorando 51 persone, per un’estensione di 6mila ettari, ma stiamo trasferendo altro personale”. Egli fa notare che all’inizio l’incendio non era molto intenso: “Ma il rapido peggioramento delle condizioni atmosferiche nel fine settimana ha complicato la situazione, soprattutto a causa del forte vento che si è alzato”. Secondo Ivanko, il rogo ha avuto origine sui terreni dove da alcuni anni sono moltiplicate le colture dei bachi da seta siberiani, ora andate in fumo.

Gli abitanti di Kolmogorovo hanno diffuso dei video dell’incendio, con le altissime fiamme che si avvicinano al villaggio, dove c’è soltanto un negozio, una scuola elementare e una stazione di servizio per motori diesel. Come raccontano gli abitanti, “l’unica fonte da cui attingere per spegnere l’incendio è il fiume Enisej; l’acqua la raccogliamo con i secchi”. Se il fuoco si avvicinasse troppo al villaggio, tutti gli abitanti verrebbero evacuati con un barcone fluviale da 100 posti, ma si spera nei cambiamenti di direzione del vento.

Si attendono peggioramenti nella regione di Tomsk. Anche quella di Irkutsk, nei pressi del lago Bajkal, viene tenuta sotto attenta osservazione. Il direttore della sezione antincendio di Greenpeace Russia, Grigorij Kuksin, ha sottolineato che “la situazione è piuttosto anomala, essendo già passata la fase arida primaverile del post-disgelo, quando di solito si verificano alcuni piccoli incendi; il momento peggiore dovrebbe iniziare a fine giugno, per raggiungere il massimo pericolo a metà luglio”.

Un’esperta dell’assessorato all’Ecologia della regione di Krasnojarsk, Natalia Podoljak, lamenta che “la prevenzione degli incendi a livello professionale da noi è quasi inesistente, non solo nelle regioni lontane, ma in tutta la Russia. I pompieri non riescono ad arrivare in tempo da nessuna parte”. A suo parere sarebbero necessarie opere preventive di disboscamento selettivo, “che richiedono ingenti finanziamenti e una lunga serie di accordi e permessi, da raggiungere prima della stagione degli incendi”.

Secondo i dati dell’amministrazione boschiva Rosleskhoz, uno degli anni peggiori è stato il 2019, quando in Siberia andarono in fumo quasi nove milioni di ettari di bosco, con un danno economico di 15 miliardi di rubli (circa 170 milioni di euro). L’aumento degli incendi è un fenomeno costante degli ultimi 20 anni in tutta la Siberia fino agli Urali, raggiungendo spesso anche la fascia europea dell’Oltrevolga. Centinaia di migliaia di cittadini russi hanno firmato in questi anni diverse petizioni per la salvezza dei boschi.