Sindacato turco: 9,7 milioni di disoccupati, il doppio delle stime governative

Uno studio indipendente DİSK-AR sconfessa il rapporto “sottostimato” dell’agenzia TurkStat. Fra le donne la disoccupazione si attesta attorno al 33,7%: per gli uomini è al 23,9%. Ancora peggiore nei giovani: il 42,4% non trova impiego. Ankara considera disoccupati solo quanti sono “attivi” nella ricerca di lavoro.


Istanbul (AsiaNews/Agenzie) - Una disoccupazione reale che risulta il doppio rispetto ai dati ufficiali forniti dalle autorità di governo turche. È il quadro che emerge da uno studio indipendente del Centro di ricerca della Confederazione dei sindacati progressisti della Turchia (DİSK-AR). L'indagine è una risposta a un rapporto diffuso nei giorni scorsi dall’agenzia TurkStat (aggiornata al maggio 2021) in cui i cittadini senza impiego sarebbero 4,2 milioni. In realtà il sindacato allarga il campo della forza lavoro e individua 9,7 milioni di disoccupati. Le criticità maggiori si registrano fra giovani e donne. 

Il “Rapporto sulle prospettive di occupazione e disoccupazione” del DİSK-AR prende in esame non solo i disoccupati in cerca di impiego, ma tutte le persone in età lavorativa ed escluse al momento dal mercato, sconfessando i dati della governativa TurkStat (Istituto di statistica turco). Per quanto concerne la disoccupazione femminile, il dato è del 33,7%, rispetto al 23,9% per gli uomini. Ancora peggiore la quota relativa ai giovani fra i 15 e i 24 anni: il 42,4% non trova un impiego sostiene il sindacato. Secondo TurkStat è invece al 24%.

Il dato fornito da TurkStat, replicano gli esperti del sindacato, è “sottostimato” perché nella quota non sarebbero inclusi quanti hanno perso la speranza di trovare un lavoro, chi non cerca un impiego ma è pronto a lavorare, e quanti rientrano fra gli occupati, pur non avendo mai lavorato durante la pandemia. 

Due anni fa, a maggio 2019, il dato era di 6,4 milioni. “Anche se - spiegano i responsabili di DİSK-AR in una nota - vi è stato un calo relativo dei disoccupati se paragonato al picco del maggio 2020 [durante la prima ondata Covid], si è comunque registrato un aumento” superiore ai tre milioni nel biennio.