Giornalista cinese: "L'autocensura degli editori uccide la verità"

Un cronista di Pechino, licenziato per aver pubblicato un articolo che "critica le traduzioni in inglese del sito ufficiale del governo", pubblica una lettera aperta di protesta.


Pechino (AsiaNews/Scmp) – Un ex redattore del Public Interest Times, giornale della capitale cinese, ha pubblicato una lettera aperta in cui spiega i veri motivi del suo licenziamento ed accusa gli editori del giornale di praticare una feroce autocensura.

Chen Jieren è stato licenziato mercoledì scorso dopo che il giornale ha pubblicato un suo articolo che critica le "non corrette traduzioni in inglese" presenti nel nuovo sito internet ufficiale del governo. Liu Youping, capo-redattore, ha più volte affermato che Chen è stato cacciato per "scarso rendimento".

Nel suo articolo di 10 mila battute, intitolato "Gioco ridicolo, intrigo meschino", Chen spiega invece quale sia la realtà dietro al suo licenziamento ed afferma che la lettera aperta nasce proprio dalle "parole calunniose" del suo ex capo.

Grazie ad iniziative personali del redattore, il giornale ha pubblicato diversi articoli di denuncia sulla corruzione di leader locali, fra cui quello clamoroso dei beni stanziati per le vittime delle alluvioni nello Shaanxi, finiti direttamente nelle tasche dei funzionari locali.

A causa di quella storia – lamenta Chen – Li Xueju, ministro per gli Affari civili, ha "continuamente interferito nella gestione del giornale". Li ha più volte criticato il giornale, che "causa giorno dopo giorno solo problemi".

"Gli editori cinesi – conclude l'ex cronista – si piegano all'autocensura ed assumono un atteggiamento servile verso il governo: in questo modo non riusciremo mai a dire la verità".