Pechino, nel 2005 espulsi dal Partito Comunista oltre 24 mila membri

Il dato rappresenta un calo rispetto ai 49 mila allontanati nel 2004, anche se "sono aumentate le indagini a carico di politici ancora in corso". Colpiti gli "investitori minerari" e coloro che si sono comprati la carica politica.


Pechino (AsiaNews/Scmp) – Il Partito Comunista cinese ha espulso nel 2005 oltre 24 mila membri: lo ha annunciato ieri Wu Guanzheng, segretario della Commissione centrale per l'ispezione disciplinare, che ha presentato il suo rapporto disciplinare sull'anno passato.

Wu ha annunciato l'espulsione di 24.188 quadri, un calo rispetto ai 49 mila membri allontanati nel 2004, anche se sono aumentate le ispezioni a carico dei politici. La sua Commissione ha infatti analizzato 115.143 casi di malgoverno da parte di pubblici ufficiali: di questi, alla fine delle indagini 44.836 hanno ricevuto "un avvertimento" e 32.289 "un serio avvertimento".

Il Partito ha poi sospeso a tempo indeterminato da incarichi ufficiali 3 mila membri: altri 10.600 sono in attesa di giudizio. La Commissione ha presentato 15.177 casi alle autorità giudiziarie per "sospette attività criminali".

Colpito il ramo degli "investitori minerari" all'interno del Partito: nonostante il bando ufficiale emesso da Pechino lo scorso anno - che vieta di comprare quote minerarie - oltre 4.800 membri sono stati trovati in possesso di azioni per un valore di oltre 737 milioni di yuan.

Wu ha in detto poi di "aver voluto colpire la consuetudine di acquistare cariche politiche in contanti". "Quest'anno – ha concluso – si vota per tutte le posizioni politiche cinesi, un evento molto importante per la vita del Partito. Tutti coloro che sono sospettati di aver comprato o venduto cariche non saranno considerati".