Chrd: Berlino ‘non deve deportare l’attivista cinese Liu Bing’

Secondo Chinese Human Rights Defenders, una volta in patria egli rischia un processo ingiusto e la tortura. Già colpito per i suoi legami con l’avvocato per i diritti umani Xu Zhiyong. Angela Merkel è il primo sponsor dell’accordo sugli investimenti tra Ue e Pechino, congelato dal Parlamento europeo.


Pechino (AsiaNews) – “La Germania non deve deportare in Cina l’attivista Liu Bing”. La richiesta arriva da Chinese Human Rights Defenders (Chrd). Liu si trova in un centro per gli immigrati a Büren, nel Länder tedesco del  Nordreno-Vestfalia: il suo rimpatrio è previsto per il 26 agosto.

Chrd fa notare che in base al diritto internazionale nessuno può essere deportato in un Paese dove potrebbe subire torture o altri trattamenti disumani. Per la sua attività di protesta e le critiche al Partito comunista cinese, in patria Liu rischia la persecuzione, a partire da un processo ingiusto.

Originario dell’Heilongjiang, il 31enne attivista è finito nel mirino delle autorità cinesi già nel 2012 quando ha fondato una ong che aiutava le persone emarginate. Per i suoi legami con l’avvocato per i diritti umani Xu Zhiyong (ora in carcere con l’accusa di sovversione), il regime ha ostacolato l’attività della sua organizzazione, costringendo Liu a lasciare il Fujian, dove risiedeva.

Secondo quanto riporta Chrd, la polizia ha arrestato e maltratto Liu per la sua partecipazione alle commemorazioni di Lin Zhao, una giovane donna perseguitata in epoca maoista. Critica del Partito, prima di essere giustiziata Lin scriveva in carcere poemi di “resistenza” col proprio sangue.

Liu è finito in carcere anche per essersi unito nel 2013 alle proteste di piazza a Guangzhou (Guangdong). Ribattezzato come il “Movimento di strada del sud”, esso si batteva contro la corruzione e invocava la libertà d’informazione. Nel 2019 Liu è stato poi fotografato con un gruppo di attivisti mentre commemorava il massacro di Tiananmen del 4 giugno 1989. Uno dei dimostranti ripresi nella foto, Yin Xu’an, ha ricevuto il 21 luglio una condanna a quattro anni di reclusione: per lo stesso motivo, sottolinea Chrd, una volta riportato in Cina Liu potrebbe affrontare lo stesso destino.

Reinhard Bütikofer, un leader dei Verdi europei e capo della delegazione del Parlamento Ue per i rapporti con la Cina, ha rilanciato su Twitter l’istanza di Chrd. Egli è uno degli europarlamentari sanzionati dalla Cina dopo che l’Unione europea in marzo ha imposto misure punitive su quattro alti funzionari e un ente governativo di Pechino, accusati di reprimere gli uiguri nello Xinjiang.

A causa delle contromisure varate dal governo cinese, in maggio il Parlamento europeo ha congelato il processo di ratifica dell’accordo sugli investimenti con la Cina. Lo stop rimarrà in vigore fino a quando Pechino non ritirerà le sanzioni contro personalità e istituzioni europee. Spinta dagli esportatori del suo Paese, la cancelliera tedesca Angela Merkel è la vera regista dell’intesa di massima raggiunta con i cinesi lo scorso dicembre: i negoziati erano iniziati nel 2013.

 

(Foto Chrd)