Dhaka, i 75 anni della casa per gli orfani di Tejgaon
di Sumon Corraya

Nato nel 1946, il Bottomley Home Orphanage è oggi gestito dalle suore missionarie della Regina degli Apostoli e ospita 152 bambine. La direttrice: "Impartiamo loro una formazione completa affidandoci al buon cuore della gente locale"


Dhaka (AsiaNews) - Il Bottomley Home Orphanage (BHO) festeggia 75 anni dalla sua fondazione. L’orfanotrofio nel cuore di Dhaka ospita bambine e bambini dal 1946, anno in cui i missionari della Santa Croce decisero di istituire una casa sicura e accogliente per tutti quei minori bengalesi che avevano perso i genitori durante la seconda guerra mondiale. I fratelli della Santa Croce gestirono la struttura nel centralissimo quartiere di Tejgaon fino al 1970. In meno di un anno la direzione passò dalle suore di Nostra Signora delle Missioni alle sorelle missionarie della Regina degli Apostoli che a tutt’oggi sono a capo dell’orfanotrofio.

“In questi 75 anni di storia, migliaia di bambini hanno ricevuto accoglienza e una buona istruzione grazie a questo istituto e alle persone che vi hanno prestato servizio - racconta ad AsiaNews suor Mary Bijoya, responsabile del BHO -. Ci impegniamo a sostenerle nella crescita e a fornire loro tutto il necessario: cibo, alloggio e una formazione completa perché possano maturare a 360 gradi”.

Prima del 2004, venivano ospitati nell’orfanotrofio i bambini di entrambi i sessi. Oggi, solo le ragazze possono godere della formazione dell’BHO. “In effetti, questo non è un orfanotrofio: io lo considero come una vera e propria famiglia - spiega suor Mary, al BHO dal 2012 -. Ecco perché non ci limitiamo ad impartire loro una buona istruzione, ma le coinvolgiamo in tutti gli ambiti della gestione di questo luogo: dalla preghiera quotidiana alla pulizia della casa, dal giardinaggio alle faccende domestiche, passando per tutti quei mestieri manuali che possono tornare utili una volta uscite di qui”.

Attualmente, l’orfanotrofio ospita 152 bambine e ragazze, la maggior parte delle quali ha perso soltanto uno dei genitori, come racconta la direttrice: “Spesso capita che vengano da noi le madri chiedendo di prenderci cura delle loro bambine perché sono rimaste senza marito e non avrebbero sufficienti risorse (sia di tempo che di denaro) per crescerle. Difficilmente i parenti, come gli zii o i nonni, sono disposti ad aiutare la donna in questo compito e allora spetta a noi fare tutto il possibile per dare un futuro a queste bambine”.

Gli aiuti economici da parte del ministero del welfare e delle politiche sociali sono sempre molto razionati e dunque le suore fanno enorme affidamento al buon cuore della gente locale, dal momento che anche “le donazioni dall’estero sono sempre meno”.

La maggior parte delle ex studentesse del BHO sono riuscite ad affermarsi nella loro vita, sia a livello lavorativo che sociale: “Sarò sempre grata a questo orfanotrofio – racconta ad AsiaNews Sumi Gomes che oggi lavora in una multinazionale a Dhaka -. Oltre agli studi, mi è stata impartita un’educazione spirituale e culturale che mi ha permesso di avere successo nella mia vita”.