Chiesa in Pakistan: l'intolleranza religiosa si insegna tutti i giorni
In un suo comunciato la Commissione di Giustizia e Pace condanna come "provocatorie" le vignette danesi, ma avverte: l'intolleranza è nel linguaggio di politici, mass media e libri scolastici. Da qui bisogna partire per cercare di sviluppare una cultura di pace in Pakistan. Oggi ancora proteste a Karachi

Lahore (AsiaNews) – La Chiesa cattolica in Pakistan condanna come "provocatorie" le vignette danesi su Maometto, ma allo stesso tempo denuncia che l'intolleranza nel Paese è frutto del  linguaggio usato da politici, media e libri di testo come pure dall'esistenza di legge discriminatorie. Intanto continuano le proteste contro la pubblicazione delle vignette di Maometto. Oggi a Karachi sono scese in piazza 50 mila persone. Le violente manifestazioni pakistane hanno causato finora la morte di 5 persone e ingenti danni a numerose proprietà pubbliche e private, tra cui alcuni edifici cristiani.

Un comunicato emesso oggi dalla Commissione di Giustizia e Pace (Ncjp) sottolinea il bisogno che "i media internazionali siano più sensibili al sentimento religioso dei vari gruppi, inoltre è diritto di tutte le popolazioni vivere in un'atmosfera libera dal pregiudizio religioso, cosa che pone una responsabilità nella libertà d'espressione".

Nell'esprimere solidarietà ai musulmani offesi, la Ncjp deplora le violente proteste di questi giorni che hanno distrutto proprietà pubbliche e private. Esse – si legge – "sono opera di gente che coltiva l'intolleranza, senza rispetto per la religione".

Oltre a sedi diplomatiche, cinema e catene di ristoranti, i manifestanti hanno preso di mira anche edifici appartenenti a comunità cristiane: il 13 febbraio studenti universitari hanno attaccato l'Edward College gestito da missionari cristiani a Peshawar distruggendo vetri e finestre. Il 15 febbraio, sempre a Peshawar, sono stati colpiti il St. Michael Convent School, del St Elizabath Girls College e del Mission Hospital, tutti diretti dalla Chiesa del Pakistan.

Nel comunicato, firmato da mons. Lawrence John Saldanha e Peter Jacob, presidente e segretario generale della Ncjp, si chiede al governo pakistano di sensibilizzare la gente "sulle conseguenze di un concetto deviato di blasfemia". "Il linguaggio usato dai funzionari governativi è esso stesso incitazione all'estremismo religioso". Inoltre, denuncia la Commissione "non ci si può aspettare che la gente non metta in pratica ciò che impara: l'intolleranza nel Paese si insegna attraverso i manuali scolastici, i mezzi di informazione e politiche condotte sulla base di leggi discriminatorie" (la legge sulla blasfemia, ndr). "Bisogna affrontare tutto questo – sottolinea la dichiarazione – affinchè la società sviluppi una cultura di pace".

L'appello finale è rivolto al governo: "I ministeri competenti adottino sforzi comuni per eliminare l'intolleranza e diffondere l'armonia sociale e il rispetto interreligioso".

Intanto, i partiti islamici hanno proposto una manifestazione nazionale per il 3 marzo, in occasione della visita a Islamabad di Bush, per il momento confermata.