Yangon: le milizie ribelli ricevono vaccini anti-Covid da Pechino

La Cina aveva inviato 13 milioni di vaccini anche alla giunta militare. Vista l'inefficienza dei militari, per evitare che i contagi si propaghino anche in territorio cinese, Pechino aiuta in modo diretto le formazioni armate etniche che controllano i confini. 


Yangon (AsiaNews/Agenzie) - La Cina prova a rafforzare la propria influenza in Myanmar inviando vaccini alla giunta militare e alle truppe ribelli anti-golpe. 

Finora i militari del Tatmadaw, l’esercito birmano che a febbraio con un colpo di Stato ha messo fine al governo civile di Aung San Suu Kyi, hanno ricevuto 13 milioni di dosi da Pechino. Vedendo che l’esercito non è in grado di controllare la diffusione dei contagi, la Cina ha deciso però di intervenire per evitare che nuovi casi si propaghino anche in territorio cinese attraverso il confine tra i due Paesi, che corre per circa 2mila km. Pechino ha inviato migliaia di vaccini, personale sanitario e materiale per costruire centri di quarantena anche alle milizie che combattono il governo militare.

La Croce rossa cinese "ogni tanto viene per aiutarci a prevenire la pandemia da Covid-19", ha detto il colonnello Naw Bu, portavoce dell'Esercito per l’indipendenza del Kachin (Kia). "Ma non si sono fermati qui", ha aggiunto il colonnello, il cui gruppo controlla le colline ricche di giada nel Nord del Paese.

Il Kia è uno degli oltre 20 gruppi etnici del Myanmar che si oppongono alla giunta. La maggior parte di essi controlla le aree remote di confine. Dall’inizio della terza ondata a luglio, il Kia ha somministrato circa 10mila dosi di vaccini cinesi, ha spiegato Naw Bu.

Allo stesso tempo, nella città di Muse, alla frontiera tra Cina e Myanmar, è in costruzione un centro di quarantena con 1.000 posti letto per ospitare chi dal Myanmar vorrà tornare a fare affari con la Cina. I beneficiari saranno tutti cittadini birmani, ma i materiali per la costruzione del centro sono stati forniti dalle autorità della provincia cinese dello Yunnan.

Secondo gli analisti la Cina vuole evitare che a causa degli scontri la popolazione birmana si riversi nel proprio territorio come era successo nel 2017. Per proteggersi dal Covid, Pechino “ha bisogno di creare una zona cuscinetto”, ha spiegato Enze Han, professore all’Università di Hong Kong. Anche se la Cina è il principale alleato della giunta militare (Pechino non ha mai parlato di colpo di Stato riferendosi all’azione del Tatmadaw), la diffidenza della popolazione di volersi curare nei territori controllati dai soldati ha spinto il Dragone a inserirsi negli spazi in cui i militari birmani non hanno il controllo. “Al governo militare sicuramente non piace”, ha commentato Han. “Ma non hanno altra scelta”.