Yangon: la giunta militare nega il blocco di internet

L'esercito ha dato la colpa della sospensione delle telecomunicazioni alle milizie etniche. Le città in cui è stato ostacolato l'accesso al web sono roccaforti delle forze anti-golpe. I combattenti temono che sia il preludio di una grande azione militare nei loro confronti.


Yangon (AsiaNews/Agenzie) - La giunta militare del Myanmar ha negato di essere responsabile dell’interruzione dell’accesso a internet nello Stato Chin, dando la colpa del blocco dei dati alle milizie etniche con cui si sono scontrati nei giorni scorsi. Secondo quanto scrive The Irrawaddy, dalle 6 di sera del 23 settembre i servizi web dei tre principali operatori del Myanmar sono stati sospesi nell'area e anche in tre città della regione di Magwe. Ieri le telecomunicazioni sono state sospese anche a Pinlebu, Kawlin e Wuntho nella regione settentrionale di Sagaing. 

Le zone soggette al blocco sono roccaforti delle forze anti-golpe, che nei giorni scorsi hanno inflitto pesanti perdite al Tatmadaw, l’esercito birmano.

Il 25 settembre il ministro degli Esteri della giunta ha negato che “il Consiglio di amministrazione statale”, come si definisce il regime militare, sia responsabile del blocco dei dati: "In realtà, di recente le connessioni internet sono state interrotte a causa della distruzione di torri di comunicazione da parte di gruppi terroristici", si legge in un comunicato del ministero. "Il ministro esorta le missioni straniere a Yangon a verificare accuratamente le informazioni prima di fare dichiarazioni".

L’esercito aveva imposto un blocco delle connessioni anche nelle settimane successive al colpo di Stato del primo febbraio, quando ha arrestato l’ex leader democratica Aung San Suu Kyi e gli altri politici appartenenti al partito della Lega nazionale per la democrazia.

In base alle dichiarazioni in forma anonima di alcuni combattenti, il recente blocco potrebbe essere il preludio di una grande operazione dell’esercito contro le milizie. Da una parte il Tatmadaw vuole impedire gli attacchi nei propri confronti, visto che le formazioni armate etniche condividono le informazioni sugli spostamenti delle truppe, dall’altra vuole evitare che vengano diffuse notizie sulle atrocità commesse dai soldati, come il bombardamento delle aree residenziali delle settimane scorse.

I combattimenti si sono intensificati dopo l’appello del Governo di unità nazionale in esilio di ribellarsi al controllo della giunta militare. Nel Chin, dove le forze di resistenza hanno il controllo delle aree rurali, i soldati hanno bombardato le città di Thantlang, Hakah e Mindat in risposta agli assedi delle milizie.

Da aprile le Forze di difesa del Chin hanno preso parte ad almeno 300 scontri armati con le truppe della giunta militare. Secondo un loro portavoce, sono stati uccisi quasi 500 soldati, a fronte di una sessantina di perdite tra i guerriglieri.

Oltre a causare problemi di comunicazione tra i combattenti anti-golpe, il blocco di internet sta ostacolando l'accesso dei civili alle informazioni riguardo la pandemia da Covid-19 e ha interrotto una serie di attività commerciali locali perché i servizi di trasferimento online di denaro non possono essere utilizzati.