Mosca: è legge la ‘rieducazione dei pastori’
di Vladimir Rozanskij

Le autorità verificheranno la formazione dei servitori del culto, soprattutto di chi ha studiato all’estero. Controlli anche su celebrazioni, riti, attività missionarie e insegnamento. Nel mirino soprattutto protestanti e testimoni di Geova.


Mosca (AsiaNews) – Dal 3 ottobre entra in vigore in tutta la Federazione russa una delle modifiche apportate di recente alla legge “Sulla libertà di coscienza e le organizzazioni religiose”, approvata il 5 aprile. Il provvedimento obbliga alla verifica della “formazione religiosa ricevuta” dai servitori del culto di tutte le religioni. Soprattutto saranno messi sotto osservazione coloro che hanno svolto una parte o tutti i loro studi teologici all’estero.

La norma è stata approvata dopo lunghe consultazioni dei rappresentanti delle varie comunità con il comitato della Duma (Camera bassa del Parlamento) per le questioni religiose, guidato dal comunista Sergej Gavrilov. Gli estensori non sono riusciti però a eliminare le limitazioni e i controlli, resi ancora più astrusi dalle formulazioni finali della legge. La Duma appena rinnovata avrà facoltà di approvare o meno “l’attività dei servitori del culto e del personale religioso che per la prima volta interviene nelle celebrazioni e nei riti, nella realizzazione di compiti missionari o nell’insegnamento sul territorio della Federazione”.

Se la formazione ricevuta sarà ritenuta “insoddisfacente”, il neo-consacrato dovrà partecipare ad appositi “corsi d’istruzione supplementare nelle istituzioni di studio con apposita licenza, i cui programmi abbiano ricevuto l’accreditamento secondo le norme statali”. A essere a rischio sono in particolare migliaia di comunità protestanti, in cui la formazione religiosa è in larga parte libera e non esiste una chiara distinzione tra clero e laici, né tantomeno tra educazione “patriottica” o internazionale in campo teologico-spirituale.

Nella nuova legge viene anche sostituita la nozione di “membro” di una comunità con quella di “partecipante”, senza ulteriori specificazioni, caricando ancor più di responsabilità i dirigenti delle associazioni religiose per i comportamenti di tutti i “partecipanti”. Con questa sfumatura i legislatori hanno attribuito una serie di comportamenti “estremisti” ai gruppi dei testimoni di Geova, poi messi fuorilegge dal “decreto Jarovoj”, secondo il nome della deputata responsabile delle modifiche nel 2016.

Nelle ultime settimane altre associazioni religiose sono state condannate in Russia come estremiste. Soprattutto quattro comunità di pentecostali fondate in Lettonia e in Ucraina col nome di “Generazione Nuova”, ora proibite su tutto il territorio della Federazione. Le autorità hanno nel mirino tutti i gruppi evangelici russi, già molto vessati per la loro allergia alle “registrazioni statali”. Il 16 settembre è stato condannato come estremista, dal tribunale della città siberiana di Kemerovo, un libro del fondatore dei gruppi di Generazione nuova: il lettone di etnia russa Aleksej Ledjaev. Il testo dal titolo “Il nuovo ordine mondiale” esprime visioni escatologico-spirituali ritenute “un’ideologia estremista molto pericolosa”.

Ledjaev è stato condannato dal tribunale in contumacia, in quanto “inserito nella lista delle persone a cui è impedito l’ingresso nel territorio della Federazione”, senza quindi la possibilità di difendersi direttamente, o di presentare appello contro la sentenza. La procedura giudiziaria non gli è stata neppure ufficialmente comunicata, né all’estero né a suoi rappresentanti presso la corte di Kemerovo.

Come ha osservato Konstantin Bendas, scrittore e pastore evangelico russo, in un intervento sulla Nezavisimaja Gazeta del 22 settembre, “la situazione delle relazioni tra lo Stato e le confessioni religiose in Russia assomiglia a quella descritta dal profeta Daniele, per cui prima era proibito pregare, poi è stato ordinato a tutti di adorare non il proprio Dio, ma un certo idolo deciso dallo Stato”.