Aung San Suu Kyi ribatte alle accuse della giunta militare

Sotto processo, il premio Nobel per la pace ha rifiutato l'accusa di istigazione al disordine pubblico. Agli avvocati dell'ex leader è stato imposto il silenzio. Intanto è iniziato il vertice Asean senza alcun rappresentante del Myanmar.


Yangon (AsiaNews/Agenzie) - Aung San Suu Kyi ha negato le accuse di istigazione al disordine pubblico che le sono state mosse dalla giunta militare ora al potere in Myanmar. L’ex leader della Lega nazionale per la democrazia, che guidava un governo civile prima del colpo di Stato dell’esercito a febbraio, ha testimoniato ieri davanti a un tribunale militare della capitale Naypyitaw: è la prima volta dall’inizio del processo, cominciato a giugno.

Le accuse di incitamento si basavano sulla pubblicazione di una lettera in cui Suu Kyi chiedeva alle organizzazioni internazionali di non collaborare con la giunta militare. Secondo una fonte, l’ex leader e premio Nobel per la pace “ha rilasciato la sua dichiarazione alla corte da sola”. Il contenuto esatto della testimonianza non può essere rivelato perché i militari hanno vietato ai cinque avvocati della 76enne di rilasciare informazioni, mentre ai media è stato impedito di assistere al processo. 

A uno dei legali, Khin Maung Zaw, è stato imposto il silenzio dopo aver rivelato la testimonianza dell’ex presidente del Myanmar Win Myint, anch’egli deposto dai militari. Win aveva raccontato le intimidazioni dei soldati poco prima di effettuare il golpe e le sue dichiarazioni avevano fatto il giro del mondo.

Intanto ieri è iniziato un vertice dell'Associazione delle nazioni del sud-est asiatico (Asean) senza un delegato diplomatico del Myanmar, dopo che la giunta birmana ha rifiutato l'invio di un rappresentate non-governativo. Nelle scorse settimane, con una decisione senza precedenti che mette fine alla propria politica di non interferenza, l'Asean ha escluso dal summit il generale Min Aung Hlaing. Secondo i leader del forum regionale, i generali birmani non hanno rispettato il piano di pace concordato con le nazioni del sud-est asiatico ad aprile. La decisione è arrivata dopo che all’inviato speciale dell’Asean per il Myanmar, Erywan Yusof, è stato vietato di parlare con Aung San Suu Kyi.