Chiesa pakistana: Cristiani, facile bersaglio delle folle; il governo finge di non vedere
di Qaiser Felix

Dura condanna degli attacchi di ieri a due chiese cristiane a Sukkur. L'incidente mosso da un nuovo caso di blasfemia, "montato". "Negligenza intenzionale" delle forze dell'ordine.


Sukkur (AsiaNews) – La Chiesa cattolica in Pakistan condanna gli attacchi di ieri alle due chiese cristiane a Sukkur, mosse da un presunto caso di blasfemia, denuncia la negligenza delle forze dell'ordine nell'intervenire e punta il dito contro un le autorità "incapaci" di promuovere il rispetto e che provano ad ignorare la gravità dei fatti.  

La Commissione nazionale di Giustizia e Pace (Ncjp) ha diffuso oggi un comunicato in cui si condanna "la terribile violazione della legge e l'incapacità del governo di fermare l'abuso della religione verificatosi ieri in Pakistan". Nel pomeriggio del 19 febbraio a Sukkur, città della provincia meridionale del Sindh, una folla composta da alcune centinaia di musulmani inferociti ha assaltato e saccheggiato due chiese: la St. Mary, cattolica, e la St. Saviour, della Chiesa del Pakistan.

Il comunicato, firmato da mons. Lawrence John Saldanha e Peter Jacob, presidente e segretario generale della Ncjp, ricorda che incidenti del genere non sono i primi: "Sono un triste ricordo di Shantunagar (1997) e di Sangla Hill (novembre scorso)". E aggiunge: "Un'intenzionale negligenza i da parte delle forze dell'ordine è un aspetto comune di questi episodi".

Sebastian, un insegnante in pensione presso la scuola della St. Mary, racconta ad AsiaNews come sono andati i fatti. "Irfan Gill, convertito all'Islam due anni fa, ha bruciato una copia del Corano a casa sua con l'intento di accusare di blasfemia il padre, Saleem Gill, e risolvere così una loro disputa per delle proprietà". La cosiddetta legge sulla blasfemia punisce con l'ergastolo le offese al Corano e stabilisce la morte o il carcere a vita per diffamazioni contro il profeta Maometto. Molto spesso la legge viene utilizzata per eliminare avversari e nemici. Secondo mons. Evaris Pinto, arcivescovo di Karachi, "bisogna insegnare alla nostra gente a non prendere la legge nelle proprie mani e ad abusarne per scopi personali".  

Dopo la dissacrazione "montata", denunciata da un imam locale, la polizia ha arrestato Irfan; subito dopo un folla di musulmani ha provato ad attaccare la St. Saviour, dove si stava svolgendo un incontro di preghiera. I manifestanti sono tornati dopo poco gettando sassi alle finestre . Un nuovo attacco è arrivato nel tardo pomeriggio con centinaia di persone che hanno appiccato il fuoco alla chiesa, bruciando tre motorini e un'auto.

L'ira degli aggressori si è poi rivolta contro la St. Mary, dove l'unico poliziotto presente è scappato appena ha visto la grande folla arrivare. La chiesa è stata saccheggiata e data alle fiamme insieme a una parte della scuola adiacente, sempre gestita dalla Chiesa. Sebastian denuncia: "Abbiamo chiamato più volte la polizia ma non arrivavano mai e gli aggressori hanno agito liberamente per due ore". "Non so ancora come - conclude - ma siamo riusciti portare in salvo il parroco e le suore". Anche mons. Pinto ha espresso preoccupazione: "L'atmosfera per la comunità cristiana in Pakistan è tesa, siamo facile bersaglio della rabbia delle folle e le autorità non fanno niente per alleviare le nostre paure".

Sul posto sono arrivati il vescovo cattolico di Hyderabad, mons. Max John Rodrigues, e un esponente religioso della Chiesa del Pakistan. Molti anche i funzionari di polizia che adesso chiedono di potenziare le misure di sicurezza.

Nel suo comunicato di oggi la Ncjp nota l'aumento egli attacchi di estremisti contro le minoranze religiose e suggerisce una spiegazione: "Il governo ha provato a ignorare gli incidenti, che mostrano però un pericolosa tendenza dell'intolleranza religiosa. Le autorità hanno fallito nell'affrontare le cause di questa situazione", che risiedono all'interno del Paese, nei mezzi di informazione, nei manuali scolastici, nei discorsi di alcuni politici.

Giustizia e Pace invita, però, i cristiani alla calma e a "rimanere pacifici".