Aids e diritto al lavoro, Asia e Medio Oriente in coda

Secondo un sondaggio diffuso dall’Organizzazione mondiale del lavoro in Asia e Medio Oriente solo il 40% degli intervistati ritiene giusto che un malato di Hiv possa lavorare a contatto con altre persone. Indonesia, Pakistan e Cina i Paesi con il più alto numero di contrari


Ginevra (AsiaNews) – Secondo un sondaggio globale commissionato dall’Organizzazione mondiale del lavoro l’Asia e il Medio Oriente sono le due regioni del mondo dove sui luoghi di lavoro resta più alto lo stigma nei confronti dei malati di Aids. La ricerca - commissionata alla Gallup in occasione dell’odierna Giornata mondiale per la lotta all’Aids - è stata condotta in 51 diversi Paesi del mondo ponendo la domanda: pensate che sia giusto che a persone affette dall’Hiv sia permesso di lavorare in qualsiasi tipo di mansione a contatto con persone che non sono positive all’Hiv?

A livello regionale il livello più basso di risposte positive è stato registrato in Asia, con consensi fermi ad appena il 40,6% degli interpellati. Poco superiore nei Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa: solo il 42% degli intervistati ritiene giusto che i malati di Aids possano lavorare fianco a fianco con tutte le altre persone. Nelle altre aree del mondo il dato è ampiamente superiore alla metà degli intervistati, con un picco dell’89,9% in Africa, il continente più gravemente flagellato dall’Hiv dove la sensibilità nei confronti di questo tipo di discriminazioni è molto alta.

Esaminando il dato relativo ai singoli Paesi quello dove è meno popolare l’idea dell’accesso al lavoro per i malati di Aids è l’Indonesia dove appena il 27,3% degli intervistati si dichiara favorevole. Poco superiori i dati del Pakistan (31,6%), della Cina (35,6%), dell’Arabia Saudita (38,8%) e dell’India (46,8%). All’opposto i più propensi in Asia all’idea di permettere di continuare a lavorare ai positivi all’Hiv vivono in Cambogia (73,3%), Vietnam (62,3%) e Thailandia (56,3%).