Xinjiang: Airbnb affitta case di un ente statale accusato di reprimere gli uiguri

La paramilitare Xinjiang Production and Construction Corps è sotto sanzioni Usa. Gestirebbe alcuni lager per le minoranze turcofone di fede islamica. Pechino punta a sviluppare il turismo "etnico" per compensare le perdite economiche seguite alle sanzioni di Washington. 


Pechino (AsiaNews/Agenzie) - Nello Xinjiang ci sono oltre una dozzina di case che si possono affittare su Airbnb. Le residenze si trovano sui terreni di una società sanzionata dagli Stati Uniti perché considerata complice della repressione degli uiguri, la minoranza turcofona di fede musulmana che abita questa regione autonoma cinese.

Lo ha rivelato nei giorni scorsi un’indagine di Axios, che ha pubblicato le inserzioni degli annunci di affitto (v. foto). Ora anche Airbnb rischia di essere sanzionata, anche se l’azienda ha risposto di aver seguito le linee guida del dipartimento del Tesoro Usa per non incappare in rischi normativi.

Le case sono sotto il controllo della Xinjiang Production and Construction Corps (Xpcc), un’organizzazione paramilitare sanzionata nel luglio 2020 dall’amministrazione Trump per complicità nel “genocidio” e nella repressione delle minoranze etniche nella regione.

La Xpcc è accusata di gestire alcuni dei campi di concentramento dove, secondo l'Onu, gruppi umanitari e ricercatori indipendenti, le autorità cinesi hanno internato più di un milione di uiguri, kazaki e kirghisi. L'organizzazione sotto sanzioni è coinvolta anche nella produzione di circa un terzo del cotone della regione, un'industria che utilizza il lavoro forzato uiguro. 

La vicenda si inserisce in realtà in contesti più ampi: da una parte Airbnb è uno dei 14 maggiori sponsor delle Olimpiadi invernali di Pechino, che Stati Uniti e Regno Unito vorrebbero boicottare a livello di delegazioni ufficiali, soprattutto dopo le vicende legate alla sparizione della tennista Peng Shuai. Gruppi di attivisti hanno inoltre chiesto di boicottare le aziende sponsor dei Giochi olimpici invernali. Secondo gli analisti in questo modo si corre però il rischio di un contro-boicottaggio da parte dei consumatori cinesi - com’era successo con i prodotti di H&M e di altre aziende quando avevano dichiarato di non voler più utilizzare il cotone dello Xinjiang.

D’altra parte Pechino da tempo sta promuovendo il turismo interno ed “etnico” nello Xinjiang, in parte per compensare le perdite economiche date proprio dalla partenza delle imprese straniere. A questo scopo le case uigure e le moschee sono state demolite per far posto ad attrazioni turistiche; alcuni villaggi tradizionali sono stati distrutti e poi ricostruiti con ristoranti, hotel, boutique ed eventi culturali programmati. È vicino a questi siti e nei pressi delle case in affitto pubblicizzate su Airbnb che si trovano lager per gli uiguri, che Pechino definisce “centri di formazione professionale”.