Jimmy Lai condannato per la veglia (vietata) di Tiananmen

Insieme al magnate pro-democrazia, giudicate colpevoli anche le attiviste Chow Hang-tung e Gwyneth Ho. Avevano rifiutato di dichiararsi colpevoli, a differenza di altri 16 imputati già condannati. Elezioni 19 dicembre, Carrie Lam: se ci sarà bassa affluenza è perché c’è soddisfazione per l’attività del governo.


Hong Kong (AsiaNews) – La Corte distrettuale ha condannato oggi il magnate cattolico dei media Jimmy Lai per aver partecipato e incitato altre persone a prendere parte lo scorso anno alla veglia del 4 giugno per il massacro di Tiananmen. La polizia aveva vietato il tradizionale raduno pro-democrazia come misura di prevenzione sanitaria per contenere la pandemia da Covid-19.

Insieme al fondatore di Apple Daily, quotidiano indipendente spinto alla chiusura dal governo, la giudice Amanda Woodcock ha giudicato colpevoli anche le attiviste democratiche Chow Hang-tung e Gwyneth Ho. La prima era vice presidente della Hong Kong Alliance in Support of Patriotic Democratic Movements of China, il gruppo che organizzava ogni anno la marcia in ricordo dell’eccidio di Tiananmen. Su pressione delle autorità, che hanno minacciato di perseguirla in base alla draconiana legge sulla sicurezza voluta da Pechino, l’Alleanza si è sciolta in settembre.

La giudice Woodcock ha già condannato 16 persone per gli stessi fatti: tutte si erano dichiarate colpevoli per ottenere uno sconto di pena. Lai, Chow e Ho sono gli unici imputati ad aver respinto le accuse. Ora rischiano fino a cinque anni di carcere; la pena nei loro confronti sarà comunicata il 13 dicembre.

Lai si trova in prigione da quasi un anno e ha a suo carico altre incriminazioni, tra cui per minacce alla sicurezza nazionale. La Corte ha respinto la linea difensiva delle tre personalità democratiche, secondo cui erano presenti alla veglia a titolo personale. Per la giudice Woodcock, la loro semplice presenza era un “atto di ribellione e protesta” contro la polizia. Rigettato anche un ricorso di incostituzionalità: per i legali di Lai la condanna violerebbe la sua libertà di espressione e assemblea.

La Hong Kong Free Press riporta che quasi 100 persone hanno fatto la fila per assistere all’udienza. Fra loro diversi familiari degli imputati ed ex dipendenti di Apple Daily. Oltre ai soliti incitamenti, la folla ha fatto gli auguri a Lai, che ieri ha compiuto 74 anni.

Nel frattempo dal loro esilio all’estero, diversi dissidenti democratici continuano a chiedere alla popolazione dell'ex colonia britannica di boicottare le elezioni legislative del 19 dicembre. Con la recente riforma elettorale, le autorità cittadine e il governo centrale cinese hanno ammesso al voto solo candidati “patriottici”, cioè fedeli al Partito comunista cinese.

Di fronte al pericolo di una bassa affluenza, che in una vera democrazia sarebbe un colpo alla credibilità della votazione, o perlomeno un sintomo di malessere diffuso, Carrie Lam minimizza. In un’intervista pubblicata il 7 dicembre dal tabloid nazionalista Global Times, la guida dell’esecutivo di Hong Kong ha detto che una scarsa partecipazione al voto potrebbe benissimo significare che i cittadini sono “soddisfatti” del governo e non sentono la necessità di “scegliere deputati diversi” per controllare il suo operato.