Saranno beati il 4 giugno i martiri del genocidio armeno Léonard Melki e Thomas Saleh
di Fady Noun

I due frati libanesi vennero uccisi “in odio alla fede” in Turchia tra il 1915 e il 1917. P. Léonard Melki subì percosse e torture per una settimana prima di venire giustiziato. La celebrazione a Jal el-Dib sarà preceduta da una settimana di processioni, Vie Crucis, serate evangeliche e concerti.


Beirut (AsiaNews) - La Chiesa latina in Libano, i frati cappuccini e l’ordine delle suore francescane della Croce celebreranno sabato 4 giugno nel grande convento della Croce (Jal el-Dib - Metn) la cerimonia di beatificazione dei sacerdoti libanesi Léonard Melki e Thomas Saleh. A darne l’annuncio è stato il vicario apostolico dei Latini, mons. César Essayan, durante una conferenza stampa che si è svolta presso il Centro cattolico media e informazione. La funzione sarà presieduta dal card. Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione per le cause dei santi, alla presenza dei patriarchi orientali come ha precisato lo stesso mons. Essayan. La celebrazione sarà preceduta da una settimana di cerimonie religiose: processioni, Via Crucis, serate evangeliche e concerti. In conformità a un decreto emanato da san Giovanni Paolo II, le beatificazioni si svolgeranno nei Paesi di origine per permettere al maggior numero di fedeli di quella stessa nazione di partecipare alle funzioni e assistere alle messe. 

La data della cerimonia di beatificazione segue la recente decisione di papa Francesco di concedere l’autorizzazione alla Congregazione per le cause dei santi di promulgare i decreti riguardanti il martirio dei servitori di Dio Léonard Melki e Thomas Saleh. Entrambi erano religiosi dell’ordine dei Frati minori cappuccini, uccisi “in odio alla fede” in Turchia rispettivamente nel 1915 e nel 1917. Il riconoscimento del loro martirio ha aperto la porta alla beatificazione, senza che vi sia bisogno del riconoscimento di un ulteriore miracolo. 

I due missionari cappuccini originari di Baabdat (Metn, Monte Libano) sono stati arrestati, torturati e uccisi in Turchia durante il genocidio del 1915, come si legge sulla pagina ufficiale dei cappuccini in Italia. Padre Léonard Melki (1881-1915) si è rifiutato di rinnegare la fede dopo aver nascosto il santissimo sacramento all’arrivo della polizia. Egli è stato picchiato con crudeltà per una settimana. I suoi aguzzini gli hanno persino strappato le unghie da mani e piedi. Il sacerdote, assieme a centinaia di altri prigionieri cristiani di Mardin, è stato poi deportato nel deserto e giustiziato lungo la strada. Egli è morto sotto i proiettili esplosi l’11 giugno 1915 assieme al vescovo e beato Ignace Maloyan (1869-1915), ucciso dopo aver rifiutato a più riprese di abbracciare l’islam, e come lui altri 415 uomini della città di Mardin. I loro corpi sono stati poi gettati in burroni e grotte.

Dopo aver concesso ospitalità a un sacerdote armeno durante il genocidio, p. Thomas Saleh (1879-1917) è stato arrestato e condannato a morte, per poi venire deportato in pieno inverno a Marash, insieme ad altri detenuti, sotto la scorta di un plotone di soldati. Egli è morto di stanchezza e di malattia lungo la strada il 18 gennaio 1917, ripetendo con coraggio: “Ho piena fiducia in Dio, non ho paura della morte”.

La cerimonia di beatificazione sarà la terza a venire celebrata in Libano, dopo quella del beato cappuccino Jacques Haddad, fondatore dell’ordine delle suore francescane della Croce e promotore di molte istituzioni ecclesiastiche, avvenuta il 23 giugno 2008. La cerimonia di beatificazione si è svolta in piazza dei Martiri a Beirut.

La presenza francescana in Libano è molto antica e probabilmente risale al tempo di san Francesco. I frati Minori hanno rappresentato una sorta di ponte fra Roma e la Chiesa maronita per mantenere l’unità anche nei momenti più difficili. Oggi essi sono a Beirut, Harissa, Tripoli e sono responsabili di due parrocchie nel sud del Paese, a Tiro e Deir Mimas.

Clima ostile verso i cristiani

Ricordiamo che a partire dal 1894 si era venuto a creare un clima ostile verso i cristiani, all’interno del quale si sono verificati ripetuti episodi di persecuzione in varie parti dell’impero ottomano, soprattutto nella regione della Mesopotamia con massacri organizzati o voluti dal governo centrale. Con lo scoppio della prima guerra mondiale, la persecuzione contro la Chiesa si è fatta più intensa, sistematica e feroce, rivelando un vero e proprio piano per la deportazione e lo sterminio di massa, diventando così il “primo genocidio del XXmo secolo” come dichiarato da san Giovanni Paolo II e dal patriarca supremo di tutti gli armeni Karekin II, il 27 settembre 2001. I massacri iniziarono la notte tra il 23 e il 24 aprile 1915 a Costantinopoli, quando furono giustiziate le prime persone arrestate tra l’élite armena. Durante il “Medz Yeghern” [il grande crimine o il grande male, come viene ricordato] sono morti oltre un milione e mezzo di cristiani (armeni, siriani, caldei, assiri e greci). Con loro hanno trovato la morte molti vescovi, sacerdoti, religiosi e missionari stranieri, uccisi senza alcun processo, compresi i due servi di Dio in due date e luoghi diversi, ma in circostanze del tutto simili.