Le pene di due migranti cubani al confine bielorusso
di Vladimir Rozanskij

Vorrebbero raggiungere la Spagna per sfuggire alla miseria, ma sono bloccati in Bielorussia. Entrati in Polonia, la polizia locale li ha rispediti oltre la frontiera. Le guardie bielorusse li hanno rinchiusi poi in un lager, torturandoli. Ora vagano per la capitale Minsk.


Mosca (AsiaNews) – Due migranti cubani hanno raccontato le proprie vicissitudini al posto di confine di Bruzgakh, in Bielorussia, come riferisce tra gli altri il servizio russo della BBC. Il pellegrinaggio di Daniel e Adrian è iniziato a Mosca, per giungere all’incubo della frontiera bielorusso-polacca. Ora i due rifugiati non sanno quale sarà il loro destino, se il rimpatrio forzato all’Avana o la realizzazione del loro sogno: il rifugio in Spagna.

I due cubani di 29 e 26 anni hanno potuto dormire e lavarsi la prima volta dopo giorni, quando dal campo di concentramento di frontiera sono stati riportati a Minsk, passando la notte in un appartamento, dove sono stati raggiunti dai giornalisti. Nelle due settimane precedenti hanno fatto esperienza del lager insieme a yemeniti, siriani, iracheni e afghani.

I profughi vengono da Paesi tra loro lontanissimi, geograficamente e culturalmente, ma uniti da un comune destino: la miseria, i conflitti locali, l’instabilità politica e l’assoluta mancanza di un futuro. Tutto questo si è riversato negli ultimi mesi sulla frontiera bielorusso-polacca, dove si sono concentrati anche tutte le tensioni tra l’Occidente e il regime dittatoriale del “batka” (dittatore) bielorusso Aleksandr Lukašenko.

Daniel lavorava come autista nella provincia cubana di Matansas, e viveva con la madre in un minuscolo appartamento. Il lavoro gli piaceva, ma lo stipendio era insufficiente: 2.400 pesos (meno di 100 euro al mese). Dopo aver pagato le tasse e gli alimenti per il figlio di sette anni e la figlia di sei, non gli rimaneva in tasca neanche un peso. “A Cuba tutti i prezzi dipendono dal corso del dollaro”, racconta Daniel. “Gli stipendi non bastavano neanche prima, ma poi la situazione è diventata insostenibile, molti cercano entrate illegali, ma tutto questo porta alla fame”.

Così Daniel ha deciso di lasciare Cuba, cosa non facile: senza visto, con il passaporto cubano si possono raggiungere una trentina di Paesi, il più ricco dei quali è la Russia. A Mosca Daniel ha fatto conoscenza con Adrian. Il connazionale gli ha spiegato che alcuni proponevano un facile transito in Germania attraverso la Bielorussia e la Polonia. Si è poi scoperto che si trattava di un gruppo di mafiosi cubani che chiedeva 3mila dollari per il passaggio in macchina fino alla frontiera occidentale bielorussa.

“La mia ex fidanzata che vive in Germania mi ha prestato i soldi per il viaggio in Russia”, continua Daniel, “e mi sono messo d’accordo che glieli avrei restituiti dopo aver trovato un lavoro in Spagna” – dove voleva arrivare anche Adrian. Il viaggio in macchina da Mosca è durato in realtà quasi un mese, percorrendo i 700 km per raggiungere la frontiera. Le macchine venivano cambiate ogni 100 km, finchè un autista bielorusso ha frenato improvvisamente, ha aperto la portiera e ha fatto il gesto di fuggire nel bosco.

I due giovani hanno vagato a lungo nell’oscurità, finchè si sono imbattuti nella cortina di filo spinato della frontiera. Dopo aver cercato a lungo di spezzarla con un bastone, coprendosi di sangue, Daniel e Adrian sono passati dall’altra parte, girando a vuoto nella terra di nessuno tra Bielorussia e Polonia. La barriera della Polonia, distante qualche decina di metri, si è rivelata impossibile da penetrare, e dall’altra parte facevano capolino i volti minacciosi delle guardie di frontiera polacche.

I due cubani hanno fiancheggiato le protezioni polacche per una trentina di km, dormendo all’addiaccio nel bosco, finchè hanno trovato una parte di filo spinato in riparazione, riuscendo a passare dall’altra parte. A Mosca gli avevano detto che bastava salire su qualunque autobus per Varsavia, e quindi arrivare in Germania, ma la polizia polacca li ha trovati prima, rimandandoli in Bielorussia.

I poliziotti bielorussi hanno rinchiuso i due ragazzi nel lager, e poi li hanno riportati a Minsk dopo averli picchiati a lungo, minacciandoli con le armi e infine rinchiudendoli in un furgone, finchè sono stati scaricati per strada nella capitale bielorussa, dove la loro odissea dovrà trovare un nuovo inizio.