C'è molta Asia nel futuro della Chiesa
di Bernardo Cervellera

La scelta di Benedetto XVI di creare 3 nuovi cardinali asiatici, porta a 20 la rappresentanza di questo continente nel Concistoro, alla pari con i numeri del Nordamerica.

Il rinfoltimento dell'Asia appare ancora più significativo se si pensa che con queste nuove nomine il papa ha scelto Hong Kong, Seoul e Manila invece di Parigi, Barcellona e Dublino, tradizionali sedi cardinalizie.

È chiaro che la scelta del pontefice non si basa sui numeri: i cattolici di Hong Kong (3,5%), Corea del Sud (6,6%) e delle Filippine (83%, unico paese a maggioranza cattolico in Asia, assieme alla piccola Timor Est), sono quasi un nulla a confronto con le percentuali europee. Vero è che queste diocesi asiatiche sono quelle a percentuale maggiore in tutto il continente asiatico, che stagna a una percentuale dell'1-2% della popolazione. Il punto è che i cattolici asiatici sono molto più vivi (in percentuale) rispetto a quelli europei: almeno il 50% di essi frequenta la messa alla domenica; i nuovi battezzati (in maggioranza adulti) crescono del 5% all'anno. In più – come dimostrano le statistiche del nuovo Annuario Pontificio - in Asia si registra una crescita del clero e del personale religioso (+ 1422 nel 2004), mentre nello stesso periodo in Europa vi è un calo di 1876 unità. È perciò probabile che in un non lontano futuro vi saranno sacerdoti asiatici missionari in Europa. L'Asia per la Chiesa è il continente del futuro, non solo come personale, ma anche come campo di evangelizzazione: quasi metà della popolazione asiatica ( 3,9 miliardi, 2/3 della popolazione mondiale) è costituita da giovani al di sotto dei 25 anni (mentre l'Europa è affetta da calo demografico); essa è il luogo dove vive l'80% dei non cristiani nel mondo. In tutto ciò Benedetto XVI segue l'intuizione che aveva dominato Giovanni Paolo II, quando continuava a ripetere che "l'Asia è il nostro comune compito per il terzo millennio". La frase è stata scelta da AsiaNews come programma di lavoro.

Nell'elevare il vescovo di Hong Kong, e gli arcivescovi di Seoul e Manila alla porpora cardinalizia il papa fa anche una scelta su alcune precise sfide della Chiesa.

Con il neo-cardinale Joseph Zen è l'unità della Chiesa cinese. Mons. Zen ha passato anni ad insegnare in Cina e conosce molto bene seminaristi, sacerdoti e vescovi della Chiesa ufficiale e sotterranea. In tutti questi anni egli ha rafforzato i rapporti fra i due rami della Chiesa ed è profondamente rispettato da entrambi. A differenza di quanto si pensi in genere, mons. Zen è stimato da una parte della leadership politica per la sua chiarezza. Anche la sua lotta per la democrazia è vista dai cinesi liberali come uno spunto catalizzatore verso una riforma non violenta del sistema cinese. Gli unici a non apprezzarlo sono i membri dell'Associazione Patriottica, che fanno del controllo sulla Chiesa un mestiere redditizio. La scelta del card. Zen è anche un segnale alla Cina: la Chiesa cattolica non cerca rapporti diplomatici di facciata, senza una vera e piena libertà religiosa. Questa linea del pontefice era già chiara al Sinodo sull'Eucaristia, quando egli stesso ha nominato membri 2 vescovi della Chiesa ufficiale e due della chiesa sotterranea, non riconosciuti da Pechino. Il Vaticano (e mons. Zen) mettono come condizione dei rapporti diplomatici con Pechino la fine della supremazia dell'Associazione nelle nomine episcopali e nella vita delle comunità.

Con la scelta del card. Nicholas Cheong di Seoul è lo sguardo verso la Nord Corea, ma anche verso la vita e la famiglia. Esso comprende il tentativo di eliminare una frontiera, ultimo rimasuglio della guerra fredda, ma anche integrare alla comunità internazionale un paese che sventola la minaccia  nucleare, ma che fa morire i suoi abitanti sotto i morsi della fame e di una spietata dittatura.

Ma il card. Cheong è anche un battagliero difensore della vita e della famiglia. Prima che il (falso) pioniere della clonazione Hwang Woo-suk venisse smascherato, egli ha polarizzato la società coreana e la Chiesa nel lavorare a difesa della dignità dell'embrione, finanziando la ricerca sulle cellule staminali adulte e ha potenziato molte organizzazioni per sostenere i poveri.

Con la scelta del cardinale di Manila è il sostegno all'evangelizzazione di tutto il continente. Milioni di filippini sono dispersi in tutta l'Asia e nel mondo come tecnici, professionisti, domestici e muratori. La loro fede li porta ad essere perseguitati e imprigionati in Arabia Saudita, nel Golfo, in Malaysia, ma li mette anche in condizione di testimoniare uno stile cristiano di vita a imprenditori e capomastri, padroni e aguzzini. Non è raro che padroni atei o buddisti si convertano per la testimonianza di fede della loro domestica filippina.

Infine, va sottolineato che Hong Kong, Seoul e Manila sono i luoghi dove è potente un'attenzione ai poveri, frutto della "fantasia della carità" citata nell'ultima enciclica del Papa, che ricerca una via cristiana alla giustizia sociale dopo il fallimento dell'ideologia marxista.