Nashik, il Natale dei bambini di strada colpiti dalla pandemia
di Nirmala Carvalho

Al Santuario del Bambino Gesù la comunità locale dei gesuiti si è presa cura in questi mesi delle famiglie povere tribali provenienti dal Rajastan che vivono con lavori a giornata e sono rimaste senza nulla. E in questo Natale organizzato una festa speciale per i loro bambini.  


Nashik (AsiaNews) – Il Santuario del Bambino Gesù di Nashik, nello Stato indiano del Maharashtra, ha aperto domenica 19 dicembre le celebrazioni per il Natale con una festa con 40 bambini di strada e 15 loro madri. Insieme al cibo e alle animazioni ciascun bambino ha ricevuto un giocattolo, mentre alle madri sono stati consegnati pacchi alimentari e 200 rupie per provvedere a una propria necessità.

Il gesuita P. Errol Fernandes, biblista e rettore del santuario, racconta ad AsiaNews: “Queste famiglie di strada sono costituite principalmente da tribali provenienti dal Rajasthan, persone che si guadagnano da vivere alla giornata o con lavori di facchinaggio oppure vendendo terracotte davanti alle loro baracche. La comunità dei gesuiti del santuario del Bambino Gesù è stata molto attiva nel tempo della pandemia: già da giugno abbiamo iniziato a visitare i poveri nelle strade e nelle baraccopoli, offrendo loro parole di consolazione ma anche l’aiuto materiale di razioni di cibo sufficiente per due settimane. Ad oggi abbiamo distribuito 800 di queste razioni, ma non avremmo mai potuto farlo senza il sostegno dei nostri generosi benefattori”.

La comunità ha accompagnato queste attività con due alter iniziative spirituali on line, con l’intenzione di nutrire anche il corpo e la mente. “Alla fine di questo anno - conclude ancora p. Fernandes – l’ombra della pandemia continua a essere presente in mezzo a noi. Ma sappiamo che, nonostante questa sfida, siamo chiamati a continuare a guardare avanti. Sa avremo il coraggio di fare ogni giorno quanto dobbiamo fare, possiamo stare sicuri che Dio farà tutto il resto. Possa Cristo che nasce nel nostro mondo nascere anche nei nostri cuori e nelle nostre case”.